Francia, Valls lascia i socialisti: partito morto, alle elezioni di giugno nelle liste di Macron

Martedì 9 Maggio 2017
Francia, Valls lascia i socialisti: partito morto, alle elezioni di giugno nelle liste di Macron
L'ex premier francese socialista Manuel Valls correrà nella lista del movimento En Marche! del presidente eletto Emmanuel Macron alle elezioni di giugno per il nuovo Parlamento: lo ha detto questa mattina lo stesso Valls alla radio Rtl.

«Il partito socialista è morto. Non i suoi valori e la sua storia, ma ormai è il passato», ha sostenuto l'ex premier francese dopo aver annunciato di volersi iscrivere alla République en Marche del presidente eletto Emmanuel Macron e di volersi «candidare nella maggioranza presidenziale» alle legislative di giugno nella prima circoscrizione dell'Essonne. L'ex premier auspica di potersi iscrivere nel movimento del neo-presidente. Valls ha anche invitato tutti «i deputati uscenti, progressisti, quanti hanno esortato a votare Macron prima del primo turno, quanti auspicavano una sua vittoria, a fare altrettanto.

Nella circoscrizione di Valls è «già stata scelta una candidata», ha detto però il comitato per le investiture di En Marche. «L'investitura non è automatica» e sarà fatta in «totale indipendenza», ha aggiunto En Marche. Su Twitter, Christophe Castaner, uno dei fedelissimi di Macron, ha detto che Valls dovrà «fare atto di candidatura». 

Allo stesso tempo, su Europe 1, Benjamin Griveaux, portavoce del movimento di Macron faceva notare che l'ex premier non è iscritto sulle liste di La Republique en marche, che non aveva visto il suo nome. «Ha ancora due giorni», ha sottolineato, riferendosi alla scadenza per la presentazione delle liste.

Per Macron intanto è già il momento di far scattare la fase 2 del suo progetto. «La prima si è realizzata ieri sera», ha detto Richard Ferrand, suo braccio destro e possibile ministro, adesso addio En Marche! e via con La Republique en marche. Fra tre giorni si conosceranno i nomi dei candidati - 50% dalla società civile, 50% dalla politica (ma fra i primi ci potranno essere consiglieri regionali o comunali) - poi via alle liste con le nuove regole: si può aderire alla maggioranza presidenziale anche con la tessera di un altro partito ma bisognerà osservare una disciplina di gruppo.

Macron ha già fatto capire di non voler perdere troppo tempo con le fronde, ricordando l'amara esperienza di quella interna alla maggioranza socialista del governo Valls, di cui egli stesso faceva parte. Vuole disporre di un gruppo omogeneo e compatto in Parlamento, e se ci sarà difficoltà andrà avanti a colpi di decreti. Questo è uno degli aspetti che gli rimprovera la sinistra radicale di Jean-Luc Melenchon, ben sapendo che al primo posto dell'agenda di Macron c'è la riforma del diritto del lavoro, un'evoluzione macroniana del già contestatissimo Jobs act che ha portato in piazza i manifestanti. Per questo - in cambio del «consiglio» di votarlo al ballottaggio - Melenchon aveva chiesto in cambio, invano, il ritiro del progetto. La manifestazione, già ieri a poche ore dall'elezione di un neocostituito Front Social, ha preso il sapore di un primo avvertimento a Macron: la strada per le riforme sarà tutt'altro che in discesa.

Intanto, calendario fitto di impegni per il neopresidente. Domenica il passaggio di consegne all'Eliseo, poi la nomina del premier e del governo, quindi l'annunciato primo viaggio a Berlino da Angela Merkel. Sulle orme di Francois Hollande, che fece lo stesso viaggio come esordio da presidente e che stasera è tornato a salutare la cancelliera a conclusione del mandato.

 
Ultimo aggiornamento: 09:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA