Francia, gollisti e sinistra insieme: così è nato il partito unico di Macron

Lunedì 12 Giugno 2017 di Marina Valensise
Francia, gollisti e sinistra insieme: così è nato il partito unico di Macron
Il neopresidente francese Emmanuel Macron otterrà in parlamento la maggioranza assoluta, (400-440 seggi) per La République en marche, il nuovo partito né di destra, né di sinistra, nato dal movimento antisistema che in meno di un anno ha sconvolto il panorama politico francese, azzerando i consensi del Partito socialista, che le prime previsioni danno al minimo storico (15-25 seggi) incalzato da La France insoumise di Jean-Luc Mélenchon (13-23 seggi), e minacciando fortemente quelli dei Repubblicani a destra (95-132 seggi), sino a mandare in fibrillazione molti leader che rischiano di uscire di scena come l'ex premier di François Hollande Manuel Valls o di restare senza voce come la sarkozysta Nathalie Kosciuszko Morizet, ex candidata sindaco di Parigi.

IL VOTO
47 milioni di Francesi votano per eleggere i loro rappresentanti all'Assemblea nazionale in due turni elettorali (il primo si è svolto ieri, il secondo è in programma domenica prossima, 18 giugno) e dovranno sceglierli fra i 7.877 candidati nelle 577 circoscrizioni in cui è suddiviso il territorio nazionale. Il tasso di astensione al primo turno di ieri ha superato il 51 per cento degli elettori, secondo il Ministero dell'Interno: un record nella storia della Repubblica, ben nove punti in più rispetto alle ultime elezioni legislative del 2012, e quasi dieci in più rispetto a quelle del 2007. Il primo partito francese dunque è quello dell'astensione. E l'astensione è dato decisivo nel sistema maggioritario a doppio turno, e per le sorti dello scrutinio, e della legislatura e del governo stesso: quanto più alto è il numero di chi si astiene dal voto, tanto maggiore sarà il numero dei ballottaggi. In Francia per vincere le elezioni sin dal primo turno ci vuole la maggioranza assoluta dei voti espressi, e il sostegno di almeno il 25 per cento degli iscritti al voto. Per qualificarsi al secondo turno e arrivare dunque in ballottaggio bisogna invece superare la soglia del 12,5 per cento dei suffragi degli iscritti al voto, il che può comportare varie triangolazioni.

I sondaggi a maggioranza erano ultrafavorevoli al partito di Macron e annunciavano per più che probabile la formazione di una nuova maggioranza presidenziale. Se i dati delle prime proiezioni sono confermati, La République en marche vincerà la scommessa, fino a pochi mesi fa ritenuta improbabile, di ottenere la maggioranza assoluta dei seggi all'Assemblea nazionale.

L'ANTAGONISMO CLASSICO
È vero che la divisione tra destra e sinistra continua a resistere, visto che il 61 per cento dei Francesi continua a dirsi sia di destra sia di sinistra, mentre il 27 per cento non si sente né di destra né di sinistra, e solo il 12 per cento si considera al tempo stesso di destra e di sinistra. Ma il neopresidente Macron è riuscito in brevissimo tempo a neutralizzare l'antagonismo classico destra-sinistra, formando un governo che associa senza complessi esponenti della destra e della sinistra, riuscendo a imporre una pedagogia molto persuasiva sulle priorità della sua azione politica e dettando attraverso il premier Edouard Philippe un'agenda vincolante che finora non sembra sollevare soverchie resistenze né da parte dei sindacati, né da parte delle opposizioni.

Lo stile è l'uomo, diceva Buffon, e quello di Macron è uno stile nuovo. Insistendo sulla moralizzazione della vita pubblica, nonostante lo psicodramma che ha coinvolto il suo braccio destro Richard Ferrand, ministro per la Coesione sociale (nel mirino della magistratura per una non elegantissima vicenda di affitti della cassa mutua brettone di cui era responsabile a favore di una società immobiliare di cui era titolare la sua compagna), nonostante l'ombra di scorrettezze che si è abbattuta su un altro ministro chiave del suo governo, Marielle de Sarnez, europarlamentare centrista e alter ego di François Bayrou, Macron ha tenuto duro sulla legittimazione dal basso indispensabile ai ministri del suo governo, annunciando che i ministri candidati sconfitti dovranno dimettersi.
Forte di questo stile nuovo, dunque, la République en marche finirà per godere di ottime riserve di voto, captando al secondo turno sia i voti dei candidati di destra sia quelli dei candidati di sinistra, battuti al primo.

In un'inchiesta realizzata per conto della Fondation pour l'innovation politique, i sondaggisti dell'Ifop, calcolando le intenzioni di voto e il loro effetto sulla ripartizione dei seggi della nuova Assemblea nazionale, hanno spiegato i meccanismi che finiranno per dare al voto del giungo 2017 la sua dimensione storica, mentre i politologi già paventano la creazione del partito unico per via elettorale, e la deriva autoritaria della rivoluzione liberale di Emmanuel Macron. Forse però, anziché guardare al passato e ridare vita ai fantasmi del passato, sarebbe meglio tentare un piccolo sforzo d'immaginazione per interpretare le attese e le speranze che Macron e il suo stile suscitano nell'elettorato francese.

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