Barcellona, Bruno Gulotta morto per salvare il suo bambino

Sabato 19 Agosto 2017 di Claudia Guasco
Barcellona, Bruno Gulotta morto per salvare il suo bambino
dal nostro inviato

LEGNANO L'ultimo gesto, istintivo, è stato proteggere il figlio con il suo corpo. Si è piegato sul piccolo Alessandro, prima di essere centrato in pieno dal furgone lanciato sulla Rambla. Una reazione fulminea che ha fatto la differenza tra la vita e la morte: Bruno Gulotta, 35 anni, in vacanza con la famiglia a Barcellona, ha salvato il bimbo ma non è sopravvissuto alla follia jhadista dei fratelli Oukabir.

UNA FOTO PRIMA DI MORIRE
Bruno Gulotta con la compagna Martina Sacchi, i figli Alessandro, cinque anni e mezzo, e Aria, sette mesi, erano in Catalogna solo da un giorno. Una settimana fa ha salutato i colleghi della Tom's Hardware, testata informatica online di Legnano dove da sei anni lavorava come responsabile marketing: «Vado in ferie, ci vediamo a settembre». Ha caricato la macchina ed è partito. Prima una tappa a Cannes il giorno di Ferragosto poi la meta finale, Barcellona. Posta il tragitto e le prime foto della città, le strade affollate, la movida al tramonto. Venti minuti prima di morire invia l'immagine della Rambla. È giovedì pomeriggio e passeggia sulla via pedonale che scende da plaza de Catalunya: tiene per mano Alessandro, accanto c'è Martina con Aria in un marsupio. Il van piomba all'improvviso sulla folla, corre a zig zang per falciare il maggior numero di persone. Bruno copre il figlio dall'urto, Martina riesce a trascinare via il bambino dalla traiettoria del furgone. Ma il compagno resta a terra e non si rialzerà più. C'è anche la fotografia, terribile, di Bruno moribondo: ha una maglietta rosso scuro, è sdraiato sul fianco destro e china su di lui c'è Martina. Alessandro è in piedi, immobile, e fissa il padre. «Se ne è andato sotto gli occhi dei suoi figli», racconta Roberto Buonanno, country manager del sito. È stato lui a ricevere, tre ore dopo l'attentato, la telefonata di Martina dal cellulare aziendale del compagno. «Bruno non c'è più», ha detto Martina sotto shock. Il primo ad arrivare è stato il fratello, che vive in Spagna, ieri da Legnano sono partiti i genitori. I vicini della palazzina gialla di viale Gorizia sono increduli: «Una bella famiglia, lo vedevo sempre con la bimba piccola nel passeggino».

LA SCRIVANIA IN ORDINE
Negli uffici di Tom's Hardware la scrivania di Bruno Gulotta pare quella di chi sa che non tornerà mai più: ordinatissima, senza fogli in vista né penne fuori posto. In realtà, dicono affranti i colleghi, è l'immagine che meglio lo rappresenta. Bruno era preciso, affidabile, non perdeva un appuntamento né gli sfuggiva una scadenza. «Era un ottimo collega e una brava persona, cristallina. Lavorava qui da sei anni ed era una delle colonne portanti dell'ufficio», è il ricordo del collega Manolo De Agostini. Laureato in ingegneria, amava viaggiare e fare sport, si era iscritto in palestra e per Alessandro aveva scelto il rugby. «Mi sembra l'attività più formativa», spiegava ai compagni di scrivania davanti alla macchinetta del caffè. La sua vita era tutta dedicata alla famiglia e all'ufficio. «Era un gran lavoratore, sempre con tanti progetti e una miriade di idee», afferma Andrea Ferrario, caporedattore del sito. «Si divideva tra lavoro e famiglia, andava a prendere Alessandro all'asilo ma la sera continuava a studiare e a lavorare a casa». Un mese fa dai Gulotta è stata festa per il battesimo di Aria, oggi i colleghi lanciano una raccolta fondi a sostengo della famiglia. «Bruno era un punto di riferimento per tutti quelli che lo hanno conosciuto - spiega Buonanno - Aveva una fame insaziabile di conoscenza ed era un vero smanettone, uno di noi, anche se poi aveva deciso di dedicarsi a tempo pieno al marketing e alle vendite. E in quel ruolo non ho mai conosciuto una persona più capace». Con lui, dicono i colleghi, si parlava di tutto: «Educazione dei bimbi, di vaccini, di medicina alternativa». Anche di terrorismo, quando la realtà irrompeva con gli attentati di Nizza e Londra. E Bruno aveva sempre «una posizione bilanciata, non diceva che la violenza si vince con la violenza».

 
Ultimo aggiornamento: 15:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA