Valanga sull'hotel, ospiti sepolti vivi nella hall

Mercoledì 18 Gennaio 2017 di Italo Carmignani
Valanga sull'hotel, ospiti sepolti vivi nella hall

PENNE (PESCARA) Ora resta solo la crudele conta dei corpi estratti. Arrivata a quattro sotto le luci elettriche nella notte senza miracoli. Dalla trappola di ghiaccio immersa nell'Italia siberiana, la morte affiora in trasparenza e non lascia scampo. Tra le macerie di sassi, cemento e ferro impastati dalla neve, metamorfosi tragica di un albergo di lusso ai piedi del Gran Sasso chiamato Rigopiano, ci sono trentatré corpi, ventiquattro ospiti, di cui quattro sono bambini e nove membri dello staff. Dovevano essere trentacinque: due, un cuoco ospite, Giampiero Parete e il factotum dell'albergo, Fabio Salzetta, si sono salvati grazie alla fortuna e al tepore lieve di un'automobile dove hanno trascorso la notte. Il cuoco era uscito per comprare medicinali alla moglie, rimasta sotto la valanga assieme ai due figli.




 

 


LA FURIA
Ventiquattro ore prima di estrarre i primi corpi, l'albergo galleggiava immobile sotto il manto di quasi due metri di neve, a quaranta chilometri da Pescara e sotto la maestà del Gran Sasso. Quando sono le sedici di mercoledì, come un gigante in corsa, una massa di neve comincia a muoversi dalla montagna. Oltre alla più potente delle nevicate degli ultimi sessant'anni, complice del distacco sono le scosse di terremoto della mattina, quelle di mangnitudo 5 e oltre. Allentano la massa di ghiaccio e neve che scivola e travolge tutto, caricandosi di quanto trova per strada, dai massi agli alberi, fino a diventare un colosso, una montagna. Quando arriva all'albergo, gli ospiti stavano aspettando che venisse sgomberata la strada per l'hotel che in passato ha conosciuto anche l'ospite George Clooney. Nuove di pacca, le strutture dell'albergo cedono come fossero fatte di fiammiferi. La botta è così violenta che molte ore dopo i soccorritori troveranno il Rigopiano spostato di oltre dieci metri dalla sua sede originale. «Non c'era più niente, quando sono tornato all'albergo. Niente, solo neve», racconterà il cuoco Giampiero cui è toccata anche l'umiliazione di non essere creduto da chi doveva soccorrerlo.
 


L'ALBERGO FANTASMA
A vederlo dall'alto dell'elicottero, l'albergo esiste appena nell'ombra del suo perimetro.
A entrarci fa ancora più paura. Lo raccontano i vigili del fuoco e i militari della guardia di finanza: «È come se una grossa casa fosse implosa». Lo scenario è devastante nella sua crudeltà: oltre a schiacciare soffitti e pareti, come un un'anima maligna la neve e pietre hanno premuto contro le porte, le finestre, riversandosi dentro come una colata di lava gelida e fatale. Niente è rimasto intatto, spiega chi è arrivato all'alba di giovedì con gli sci dove una volta c'era un albergo e dove, muta, è rimasta solo la morte.

 
 

LA DISTANZA
Dalla vicina Penne all'hotel ci sono meno di 25 chilometri, massimo mezz'ora di macchina in condizioni normali. Con le pale in mano Mario e Giovanni Carli, due fratelli, raccontano che da queste parti si sentono dimenticati: «È vero che lassù dicevano che non ci fosse pericolo di slavine, che mai tanta neve era caduta sul monte e che il terremoto ha fatto la sua parte, ma anche l'anno scorso quando è caduto un metro di neve il problema degli spazzaneve e dei paesi isolati era esattamente lo stesso». I soccorritori per arrivare a quel promontorio a quota 1200 metri impiegheranno ore, mentre i mezzi più pesanti quasi un giorno. Turbine e spalaneve attesi molte ore prima della tragedia, quando, se fossero arrivati in tempo, a venire giù sarebbe stato solo l'albergo. Ma questa è già un'altra storia, anzi un'altra inchiesta.

IL BOLLETTINO INASCOLTATO
Si chiama fascicolo per omicidio colposo. E lo ha aperto la Procura di Pescara, con la firma del Pm Andrea Papalia, per accertare le responsabilità degli uomini, oltre che quelle imponderabili della natura. Indagano i carabinieri e tra i documenti presi c'è l'allerta valanghe emessa giorni fa dal Meteomont, il servizio nazionale prevenzione neve e slavine. L'allerta parlava di livello 4, il massimo è 5. Spetterà alla Procura quindi valutare se il rischio emesso è stato rispettato o valutato male, se c'erano le condizioni per far emettere dalla Regione, fino agli enti locali, le ordinanze di evacuazione nelle zone a rischio. Inoltre nel triste computo delle morti per assideramento, l'inchiesta dovrà stabilire se i ritardi nei soccorsi potevano essere o meno evitati e se era stato richiesto lo sgombero della strada da parte dei proprietari della struttura. Quindi: se la tragedia è da imputare al mancato arrivo degli spazzaneve in tempi utili.

INUTILI SPERANZE
È di nuovo buio quando il rientro dei soccorritori dall'albergo fantasma coincide con l'arrivo del capo della protezione civile Fabrizio Curcio al centro operativo allestito nel Palasport di Penne. Si rientra perché ormai non c'è più niente da salvare, dove non ha potuto l'ammasso di sassi e ghiaccio, deve aver pensato il freddo sceso anche sotto i dieci gradi. Curcio però assicura: «Le operazioni andranno avanti per tutta questa notte, poi domani e fin quando servirà». Come con il terremoto e i suoi trecento morti, l'Italia si compatta davanti alla nuova tragedia e i suoi trentatré inghiottiti dalla neva. Oggi vengono annunciate deboli nevicate, temperature in rialzo e qualche raggio di sole. Esattamente quanto fa salire il pericolo valanghe.

Ultimo aggiornamento: 26 Gennaio, 13:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA