Milano, con il suv non si fermò al semaforo, uccise un uomo e fuggì: condannato a sette anni e mezzo

Mercoledì 18 Ottobre 2017
La questura di Milano
Aveva chiesto una pena adeguata «alla violenza omicida che deve essere fermata, all'egoismo che scappa e condanna a morte certa chiunque di noi, a caso», il pm Francesco Cajani nei confronti di Franko Della Torre, 33enne che il 30 aprile scorso a forte velocità passò con il rosso ad un incrocio a Milano, travolse con il suo Suv l'auto di Livio Chiericati e fuggì lasciando agonizzante il 57enne, morto in ospedale.

E anche se non sono arrivati i 10 anni chiesti dalla Procura, all'uomo è stata inflitta una condanna pesante, sulla base delle recenti norme sull'omicidio stradale: 7 anni e mezzo di carcere, al netto dello sconto di un terzo per il rito abbreviato. Una perizia cinematica, disposta nell'ambito delle indagini condotte dalla Polizia locale, ha accertato che Della Torre, verso le 7 di quella domenica, viaggiava a 130-150 km/h, che passò col rosso, già scattato da 9 secondi, all'incrocio tra viale Monza e via dei Popoli Uniti e investì l'auto della vittima, che quel giorno festivo stava andando a lavorare, a 115-125 km/h.

Della Torre, con precedenti penali per reati contro il patrimonio (nella sua casa vennero trovati anche dei fac-simile di banconote), dopo lo schianto e un primo accenno di fuga era tornato in macchina per prendere il cellulare, stando al racconto di un testimone, e poi era scappato a piedi. Secondo la ricostruzione del pm, andò prima a casa e poi in ospedale per farsi curare le lievi ferite riportate e là venne arrestato dagli agenti. «Ho avuto un colpo di sonno e non ho visto il semaforo rosso», ha provato a difendersi, ma il gip Valerio Natale che ha firmato l'ordinanza ha evidenziato come l'uomo sia stato «incapace di assumersi» qualsiasi «responsabilità» anche se la «vittima» dello schianto da lui causato era rimasta «incastrata nel veicolo», agonizzante ma ancora viva.

Il giudice del processo, Natalia Imarisio, ha riconosciuto in pieno l'impianto accusatorio del pm Cajani che ha contestato i reati di omicidio stradale aggravato dalla fuga e di non aver prestato soccorso. «Questo episodio - ha scritto in una memoria il pm, che ha mostrato in aula anche il filmato dello scontro terribile - sembra dire che non possiamo confidare nella coscienza di un omicida, che aggredisce i nostri luoghi di vita abituale e poi fugge via».
Intanto, la difesa dell'imputato (è in carcere dal momento dell'arresto), citando anche il caso degli arresti domiciliari ottenuti a settembre da un peruviano che ad agosto a Milano ha travolto e ucciso un avvocato, ha chiesto la misura meno afflittiva al gup, che si è riservato di decidere. Giudice che ha anche stabilito una provvisionale di risarcimento da 100 mila euro per i familiari della vittima, parti civili.
Ultimo aggiornamento: 20:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA