Terremoto, l'accusa alle soprintendenze: «I restauri sacrificano la stabilità»

Martedì 1 Novembre 2016 di Mauro Evangelisti
Terremoto, l'accusa alle soprintendenze: «I restauri sacrificano la stabilità»
IL CASO
dal nostro inviato

NORCIA «Il problema è il troppo potere che ha la Sovrintendenza». Si sentono anche queste affermazioni, a Norcia, dove la disperazione di tremila sfollati convive con il dolore per avere perso una parte fondamentale del patrimonio culturale della cittadina. Basta mettersi al centro della piazza principale di Norcia, per avere una immagine devastante: molti edifici, a partire dal Municipio, sono ancora in piedi, lesionati certo, ma hanno resistito. La basilica di San Benedetto, invece, un gioiello prezioso, secondo la tradizione sorto dove c'era la casa natale del santo, iniziato nel 1200 e proseguito due secoli dopo, ha ormai solo la facciata, il resto è crollato, sventrato dalla scossa della mattina del 30 ottobre. Era stato oggetto di due differenti interventi di restauro, nel 1950 e nel 2000.

LA RESA
Alla sinistra della basilica di San Benedetto, subito dopo due palazzine che non hanno ceduto alla forza del sisma, un'altra chiesa di grande valore, la concattedrale della diocesi di Spoleto-Norcia, Santa Maria Argentea: anch'essa è in gran parte solo macerie, come se i due simboli religiosi si fossero arresi alla violenza dell'ultima scossa di terremoto.
«La nostra è una cittadina che ha avuto almeno cinque scosse forti negli ultimi cinquant'anni, perché non sono mai state messe in sicurezza, consolidate? Perché le case sono ancora in piedi, per quanto inagibili, e le chiese hanno ceduto?», si chiedono alcuni abitanti di Norcia, che temono che non rivedranno mai più piazza San Benedetto nel suo aspetto originario, quello che attirava ogni giorno nella cittadina turisti da tutto il mondo.

L'architetto Sabatino Saviani, che ha diretto e progettato una parte consistente della ricostruzione eseguita dopo il terremoto del 1979, ha una tesi: «Gli edifici recuperati con criteri antisismici hanno sostanzialmente tenuto. Ci sono stati dei crolli, ci sono lesioni, gli edifici sono inagibili, ma comunque il centro è ancora in piedi. Per le nostre chiese io resto dell'idea che la Sovrintendenza abbia troppo potere, blocca qualsiasi intervento di messa in sicurezza reale, per rispettare i metodi di costruzioni del passato. Ma questa è zona sismica, è valsa la pena avere posizioni rigide sui restauri se poi questo ha condannato alla distruzione queste chiese tanto pregevoli? È una riflessione che tutto dovremmo fare». La domanda, molto banalizzata, è: meglio mantenere in modo severo l'integrità dell'edificio storico rischiando poi di perderlo se arriva una scossa tellurica molto forte o sarebbe opportuno accettare qualche compromesso?

LE PERDITE
Le riflessioni su come sia stato tutelato il patrimonio culturale di queste zone rimbalzano, ad esempio, anche ad Amatrice, nel Lazio, dove però la distruzione del centro storico è stata uguale per tutti: hotel, palazzi e chiese. L'ultima scossa del 30 ottobre ha danneggiato gravemente uno dei simboli di Amatrice, la chiesa Sant'Agostino, e anche la torre civica, con l'orologio che campeggiava in tutte le fotografie dopo il terremoto del 24 agosto. Ma anche in altre parti dell'Umbria molte chiese sono state distrutte. L'arcivescovo di Spoleto-Norcia, Renato Boccardo, è stato assai incisivo nel denunciare su come non sia stata tempestiva la risposta alle prime scosse per difendere alcune delle chiese più belle del territorio.

Dice: «Qualcosa si poteva salvare». Il pensiero va alla battaglia del parroco dell'abbazia di Sant'Eutizio, a Preci, don Luciano Avenati, dopo il sisma del 24 agosto aveva segnalato alla Sovrintendenza le precarie condizioni sia dell'abbazia, sia della chiesa di San Salvatore di Campi. Nessuno intervenne ed entrambe sono crollate con la scossa del 26 ottobre. In una riunione successiva don Avenati non ha risparmiato accuse alla Sovrintendenza per non averlo ascoltato. «Bisognerebbe valutare meglio, da parte della Sovrintendenza, le priorità visto che allora si intervenne con la messa in sicurezza su chiese meno significative - spiega monsignor Boccardo - Inoltre, il decreto post sisma prevede che si facciano i puntellamenti solo se c'è una minaccia all'incolumità. Un errore. Il presidente del consiglio ci ha assicurato che le chiese saranno ricostruite, sono dei gioielli, è giusto farlo, ma temo che non sarà una impresa semplice».
 
Ultimo aggiornamento: 11:56