Terremoto, il pianto di chi ha perso tutto: «Oggi doveva essere festa»

Giovedì 25 Agosto 2016 di Raffaella Troili
Terremoto, il pianto di chi ha perso tutto: «Oggi doveva essere festa»
dal nostro inviato
ACCUMOLI Gli occhi di chi ha perso tutto ti inseguono anche una volta presa la Salaria, anche lasciandosi di fretta alle spalle quei paesini che presepi non saranno più. Gli occhi di chi ha perso tutto fissano scheletri di case, si soffermano sul paesaggio, poi si chiudono un poco, vinti. Si sente solo il pianto di Katia lassù in cima ad Accumoli, «tutti me li ha portati via, tutti e quattro, non me ne ha lasciato nessuno». Sotto le macerie sono rimasti il fratello, la moglie, due nipoti. In piazza un'altra donna guarda il vuoto, intorno a lei la gente si abbraccia e si strazia, i vigili del fuoco aggiornano il bollettino di morti, recuperati e dispersi, tra Illica, Casale, Paceto, Amatrice, San Giovanni, invece lei che ha perso un figlio sembra di pietra, pare una statua, sfugge allo sguardo, siede in disparte.

«LE PORTE NON SI APRIVANO»
Poco più giù, a Fonte del Campo, si fanno i bagagli, si caricano cani, gatti e a forza nonni che non se ne vogliono andare, ricorda Alessandra: «Una scossa ci ha buttati giù dal letto, le porte non si aprivano, la luce saltata». La via Salaria è una via crucis di auto che lasciano il Reatino, una via triste dove chi si ferma al bar o al benzinaio piange per un parente, una casa, perché ciascuno ha perso qualcosa, altri tutto. «Ho sentito mia zia gridare aiuto, per ore, le mancava l'aria, prima che arrivassero i soccorsi ho provato anche io a togliere qualche calcinaccio». Gianni Volpetti e sua madre Caterina sono rimasti sepolti dieci ore, ora sono in ospedale, ma i loro lamenti no, sono qui tra le montagne di pietre. Paesini impervi, strade interrotte, dove l'incanto si è trasformato in inferno, e pensare «che oggi doveva essere la festa del paese, San Bartolomeo». Il campanile crollato ha dato inizio alla strage. Veronica era ad Amatrice con il compagno, «ci siamo svegliati con l'armadio addosso, ci siamo fatti forza per uscire da casa, ma fuori in strada c'era già il dramma».

QUEL BOATO INCONFONDIBILE
Il boato. Quel rumore infido che si insinua nella notte, tutti ne parlano. Il boato che precede la morte, «come se passasse un trattore», «come se un gigante stesse calpestando tutto». E la corsa, per scappare via, con i pochi stracci della notte, le porte che non si aprivano più, «cadevano i quadri, lo scolapiatti dai pensili, il cibo dal frigo ed eravamo chiusi in casa - racconta Francesca Mattioli che era con i nipotini e il marito - ho provato a calarli dalla finestra, alla fine mio marito con un cacciavite ha aperto la porta. E' una strage». Una strage ripete chi corre via da Amatrice, le auto sporche di terra e calcinacci, «i feriti non arrivano più, arrivano solo morti». Valentina era sola con le figlie, una di pochi mesi, il marito a Roma: «Loro dormivano, la luce è saltata, non sapevo come fare, ci siamo riparate in un capannone di lamiera del vicino».
Lungo la Salaria sfilano mezzi pesanti, ambulanze, jeep della protezione civile, auto delle forze dell'ordine.

«I PICCOLI MORTI»
In senso contrario una processione triste di auto, dentro si piangono parenti, familiari, ricordi, case tanto amate. I giovani uomini della Protezione civile di Magliano Sabina si fermano a bere un sorso d'acqua in serata, sono al lavoro dall'alba. Hanno gli stessi occhi di chi è rimasto a presidiare le sue macerie, hanno visto la morte, dicono: non trovano un termine ma si chiama orrore, lo si vede dalle pupille cerchiate di rosso, «abbiamo visto tanti bambini morti, a Casale, una mamma e un papà stesi nel letto, ci abbiamo messo tanto a trovare la figlioletta di 10 anni, l'avevano nascosta sotto i loro corpi, per proteggerla, ma non ci sono riusciti. Abbiamo trovato una decina di cadaveri, per lo più villeggianti». Chi non è andato via, è stato distribuito in quattro campi base (quattro frazioni per ciascuno).
 
«DOVEVA ESSERE FESTA OGGI»
Nadia Stazi, scuote la testa, è ancora seduta su una panchina fuori casa e osserva quel poco che è rimasto intorno a lei di Accumoli: «E' un paese fantasma, pensare che oggi doveva essere festa qui, quella del Santo, dovevamo ballare e vedere i fuochi d'artificio la sera. Vero, piccolino?», dice al nipotino. Lui saltella, lei ingoia dolore.
 
Ultimo aggiornamento: 09:34