Cyberspionaggio, sostituito il capo della polizia postale Di Legami: «Affari e contatti all'estero, i segreti erano il potere di Occhionero»

Mercoledì 11 Gennaio 2017
Cyberspionaggio, sostituito il capo della polizia postale Di Legami: «Affari e contatti all'estero, i segreti erano il potere di Occhionero»
Una carriera culminata con l'arresto dei fratelli Occhionero, che per anni sono riusciti a spiare l'intero sistema politico italiano. Due cyber criminali specializzati nel dossieraggio, esperti nell'incamerare informazioni private saccheggiando i computer di uomini potenti. Per Roberto Di Legami, ieri sarebbe dovuta essere una giornata di gloria: è stata la Polizia Postale, da lui diretta fino al tardo pomeriggio, a portare avanti l'operazione Eye Pyramid.
Invece, non ha avuto nemmeno il tempo di festeggiare: alle 20,30, è stato rimosso dall'incarico. «Non so che dire, questa è una sorpresa», afferma. A quanto sembra, il problema starebbe a monte: Di Legami non avrebbe informato il capo della Polizia di Stato, Franco Gabrielli, dell'indagine. La stessa indagine che ha portato avanti con fare certosino e che accetta di raccontare, per la prima volta, in qualità di ex direttore della Postale.
Come siete arrivati ai fratelli Occhionero?
«È successo quasi per caso. Circa un anno fa, al centro nazionale anti crimine informatico della Postale è arrivata una segnalazione da parte di un amministratore di un'infrastruttura critica. Un dirigente dell'Enav aveva ricevuto una mail stana, con un mittente sospetto: era stato contattato da un fantomatico studio legale che non conosceva. È poi emerso che la comunicazione conteneva un malware, riconducibile agli Occhionero».
Si parla di almeno 20mila vittime: sono state tutte quante avvisate?
«No, abbiamo dovuto rispettare la segretezza delle indagini. Ora però si provvederà a informare i soggetti a rischio».
I fratelli Occhionero come utilizzavano le informazioni rubate?
«Questo non è ancora emerso. In 8 mesi di accertamenti non ci siamo imbattuti in episodi di ricatto o di vendita. Non è detto che gli indagati avessero intenzione di monetizzare le informazioni. E' importante considerare i legami con la massoneria: Giulio Occhionero è stato maestro venerabile di una loggia affiliata alla Grande Oriente d'Italia. In questi ambienti il dossieraggio è fonte di potere. L'informazione personale vale in quanto tale, come conoscenza, a volte come moneta di scambio per guadagnare più influenza».
E per quanto riguarda le informazioni legate alla finanza e ai mercati?
«In questo caso gli indagati potrebbero aver ottenuto un vantaggio più immediato. I dati, attraverso società che si trovano in America, possono essere stati usati per avere ritorni economici nella conduzione di alcune operazioni di business. Gli Occhionero potrebbero aver fatto investimenti produttivi, o averli fatti fare ad altri dietro compenso».
Sembrano emergere legami anche con l'inchiesta P4: del malware utilizzato dagli indagati si parla in entrambi i fascicoli.
«Sì, lo stesso programma è stato utilizzato anche da Luigi Bisignani, indagato di spicco nell'inchiesta P4. All'epoca della precedente indagine la questione non è stata approfondita. Per certi versi ci sono parallelismi tra i due procedimenti, ora ci dovrà essere un raccordo investigativo».
Quale sarà il suo prossimo incarico?
«Non ne ho idea. Per quanto riguarda la rimozione, preferisco non commentare».
Michela Allegri
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Ultimo aggiornamento: 12:23