Scontri a Pisa, Meloni: «Mai vietate manifestazioni pro Palestina. Pericoloso togliere sostegno alla polizia, sanzioni per chi sbaglia»

Il presidente del Consiglio è intervenuto a Tg2 Post

Mercoledì 28 Febbraio 2024 di Andrea Bulleri
Scontri a Pisa, Meloni: «Mai vietate manifestazioni pro Palestina. Pericoloso togliere sostegno alla polizia, sanzioni per chi sbaglia»

Se qualcuno sbaglia va sanzionato.

Ma sarebbe «molto pericoloso» scaricare «chi ogni giorno rischia la sua incolumità per garantire la nostra». Dopo giorni di polemiche, Giorgia Meloni dice la sua sugli scontri tra studenti e polizia a Pisa, sui ragazzi colpiti dalle manganellate. Lo fa in un’intervista al Tg2, dopo che già martedì in Cdm aveva anticipato ai colleghi di governo quel che pensava. «Penso – afferma la premier – che togliere il sostegno delle istituzioni a chi ogni giorno rischia la sua incolumità per garantire la nostra è un gioco che può diventare molto pericoloso». 

Manganellate a Pisa, sostituita la dirigente del Reparto Mobile di Firenze. La Polizia: «Avvicendamento già programmato»

La difesa

Non è una difesa a prescindere degli agenti coinvolti in quella manifestazione, quella della leader di Fratelli d’Italia. Ma «non si può parlare delle forze dell’ordine solo quando qualcosa non funziona. Perché in tutti gli altri casi – argomenta –, nei casi in cui ci sono stati 120 agenti di polizia finiti all’ospedale (nel 2023, ndr), feriti per garantire l’ordine pubblico e la nostra incolumità, e magari anche con stipendi inadeguati, nessuno ha detto a loro grazie. E allora forse è il caso di farlo, per il lavoro prezioso che fanno ogni giorno». Fermo restando, mette in chiaro, «che se poi qualcuno sbaglia chiaramente si deve intervenire e si deve sanzionare, come prevede il nostro ordinamento». È la linea, in pratica, già espressa da Matteo Piantedosi, che proprio sul caso degli scontri di Pisa oggi dovrà riferire alla Camera, chiamato in causa in coro dalle opposizioni. Ed è lo stesso concetto (chi ha sbagliato, dovrà risponderne) espresso dal titolare del Viminale durante la chiamata con Sergio Mattarella, intervenuto all’indomani delle cariche per far presente che «i manganelli sui ragazzi rappresentano un fallimento». 
Ma un conto per Meloni sono i giusti rilievi del capo dello Stato. Un altro, attacca, le «lezioni sul governo autoritario da parte di quelli che sparavano con gli idranti su lavoratori inermi seduti a terra perfettamente immobili, o che rincorrevano gli italiani da soli in spiaggia con i droni» durante il Covid. Ecco, quelle critiche «anche no», è la stoccata della premier. Che ci tiene a ribattere colpo su colpo a chi la taccia di un approccio repressivo: «A differenza di quanto accaduto in altri paesi europei noi abbiamo scelto di non vietare le manifestazioni a favore della Palestina». E via con i numeri: «Dal 7 ottobre scorso ci sono state oltre mille manifestazioni, con 26 agenti feriti. Nel 2023 – prosegue – gli agenti feriti nelle manifestazioni sono stati complessivamente 120». E «i casi in cui ci sono stati problemi in queste manifestazioni, momenti di tensione, sono il 3 per cento». 

Silvia Conti, chi è la dirigente del Reparto Mobile di Firenze trasferita dopo gli scontri di Pisa

Le accuse

Ma la comparsa in tv, la seconda a stretto giro dopo la doppia intervista dell’intervista della settimana scorsa a Porta a Porta e Cinque minuti, è l’occasione (oltre che per condannare l’assalto di Torino) anche per fare il punto sui dossier affastellati sulla sua scrivania a Palazzo Chigi. A cominciare dalla riforma costituzionale. E le accuse di voler “silenziare” il presidente della Repubblica, specie dopo il suo intervento sui fatti di Pisa. «È falso – replica Meloni – Con il premierato avrebbe tranquillamente potuto dire e fare esattamente quello che ha fatto. Ma è l’unico argomento che la sinistra può usare perché non può dire di essere terrorizzata dalla possibilità che i cittadini scelgano chi governa». E così la sinistra «cerca di schermarsi dietro il Presidente della Repubblica, che chiaramente ha un grande consenso». Ma con la riforma in discussione «noi siamo stati molto attenti, proprio perché sappiamo che il capo dello Stato è una figura di garanzia per tutti. E non abbiamo voluto toccare i suoi poteri».
Infine, en passant, un nuovo affondo a Giuseppe Conte sul Superbonus («una misura irresponsabile», «un buco da 160 miliardi» con cui «sono stati ristrutturati anche sei castelli per una spesa di un miliardo»). E un passaggio sulla presidenza italiana del G7, coi grandi del mondo attesi quest’estate in Puglia: «Un grande impegno, e soprattutto una grande occasione per mettere al centro della politica globale i nostri interessi». 

Ultimo aggiornamento: 29 Febbraio, 09:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA