​Migranti, c’è l’accordo Ue: impronte digitali all’arrivo, tetto a 30mila persone per l’accoglienza. Solidarietà obbligatoria e più controlli sugli arrivi

Sì alle nuove regole: ricollocamenti volontari, ma aiuti ai Paesi di sbarco

Mercoledì 20 Dicembre 2023 di Gabriele Rosana
Migranti, c’è l’accordo Ue: impronte digitali all’arrivo, tetto a 30mila persone per l’accoglienza. Solidarietà obbligatoria e più controlli sugli arrivi

«È un accordo storico». La portata dell’intesa che riscrive le regole Ue sulla migrazione e l’asilo unisce (quasi) tutti, al termine di 48 ore di negoziato tra Parlamento, Consiglio e Commissione in formato “jumbo”, cioè in blocco sui cinque principali regolamenti al centro del nuovo impianto.

La fumata bianca è arrivata poco dopo le 8 del mattino di ieri, con l’Eurocamera che si è trovata a cedere su vari punti per arrivare a un compromesso con i governi.

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La quadra ricercata dal nuovo Patto Ue sulla migrazione e l’asilo sta tutta nel bilanciamento tra responsabilità (dei Paesi di primo arrivo) e solidarietà (degli altri Stati Ue). Del «pacchetto possibilmente più importante di questa legislatura» ha parlato la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola. «La migrazione è stato il tema numero uno per i cittadini dell’Ue nelle elezioni del 2019; aver trovato l’intesa su questo pacchetto prima della fine dell’anno è un enorme successo per la maggioranza pro-Ue in vista del voto del prossimo giugno». Nelle prossime settimane continuerà il lavoro tecnico per finalizzare l’entrata in vigore, ma l’accordo passa, anzitutto, dalla “solidarietà obbligatoria”, principio messo nero su bianco già a giugno dai ministri dell’Interno dei Ventisette.

I PUNTI
Nessuna redistribuzione automatica (come chiedeva l’Europarlamento); i governi saranno liberi di scegliere come prestare assistenza ai Paesi di sbarco, se accettando i ricollocamenti dei migranti, oppure versando dei contributi finanziari (20mila euro a persona), o ancora fornendo supporto ai Paesi terzi, anche per la messa in sicurezza dei loro confini o per le procedure di rimpatrio. Il contributo di ciascuno Stato membro sarà calcolato combinando popolazione e Pil. Rimane in piedi il principio di Dublino secondo cui responsabile dell’esame delle domande di asilo è lo Stato di primo accesso. Richiesta che dovrà essere evasa entro sei mesi. Tanto per chi arriva ai confini dell’Unione quanto per chi è salvato in mare dalle operazioni di Search & Rescue, varrà un termine di sette giorni per portare a termine le procedure di screening in centri appositi, dove saranno effettuati i controlli di salute e sicurezza e saranno presi i dati biometrici (alle impronte digitali si affiancheranno i volti) di tutti, dai sei anni di età in su. Per i migranti che provengono da Paesi che hanno una bassa percentuale di richieste di asilo accolte (inferiore al 20%) scatterà una procedura rapida, che prevede la detenzione in centri speciali a disposizione delle autorità e un termine dimezzato, di tre mesi, per l’esame della domanda d’asilo (ed eventualmente di altri tre mesi per portare a termine il rimpatrio). La capacità massima annuale dell’accoglienza per uno Stato è fissata a 30mila persone, stesso numero previsto, in totale, per i ricollocamenti.


LE EMERGENZE
In caso di arrivi di massa o situazioni di crisi, tra cui le «strumentalizzazioni delle persone migranti da parte di Paesi non Ue o attori non statali ostili» (una formulazione che esclude le Ong), si applicherebbero ulteriori deroghe, ma neppure in questa ipotesi la ridistribuzione sarebbe automatica. Ampliato anche il concetto di “Paese terzo sicuro”, per cui si prevedono sia un elenco Ue sia elenchi nazionali. Da sinistra, con i leader di Germania e Spagna Olaf Scholz e Pedro Sánchez, a destra, con il capogruppo del Ppe Manfred Weber, il coro di sì è pressoché unanime per un Patto negoziato dalla “maggioranza Ursula” di larghe intese, cioè popolari, liberali, socialdemocratici, con la sponda di vari conservatori. La nuova disciplina, ha commentato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, «è frutto di lunghe trattative in cui l’Italia ha sempre svolto un ruolo da protagonista per affermare una soluzione di equilibrio che non facesse più sentire soli i Paesi di frontiera dell’Ue, esposti alla pressione migratoria». Per «preservare l’Europa delle frontiere aperte al suo interno, dobbiamo mettere al sicuro quelle esterne e avere procedure funzionanti», s’è detta d’accordo la sua omologa tedesca Nancy Faeser. La solita Ungheria, ormai rimasta isolata a difendere il costante no a una gestione in comune del dossier migranti, si è smarcata: «Respingiamo con forza questo Patto; non lasceremo entrare nessuno contro la nostra volontà». Bocciano l’intesa, ma per ragioni del tutto opposte, pure le Ong, che in una nota congiunto sottoscritta, tra gli altri, da Save the Children, EuroMed Rights e Picum, parlano di «colpo devastante al diritto umano di chiedere asilo» e condannano l’avvento della “Fortezza Europa” che si blinda al suo interno.
 

Ultimo aggiornamento: 21 Dicembre, 08:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA