Paolo Crepet: «Figli iperprotetti, ma così i genitori li rovinano e crescono degli zombie»

«Basta guardare le gite scolastiche per inorridire: i ragazzi fanno il selfie al Colosseo, fotografandosi davanti, perché per loro è importante il sé, invece del Colosseo. Ma sono diventati così perché iperprotetti dai genitori. Così però i genitori vogliono la "morte" dei propri figli, questa è una morte lenta»

Venerdì 22 Marzo 2024 di Graziella Melina
Paolo Crepet: «Figli iperprotetti, ma così i genitori li rovinano e crescono degli zombie»

«Sono sempre più stupefatto delle idiozie degli adulti», taglia corto lo psichiatra Paolo Crepet, che in realtà non sembra sorpreso per l'ennesimo caso dettato dal cosiddetto "politicamente corretto".

Poi spiega: «Questa iperprotezione nei confronti dei bambini nasce dalle nostre incapacità a stare insieme a loro e dal nostro pessimismo».

Partiamo dal caso specifico. È corretto proteggere i bambini da delusioni o sofferenze?
«Prima di tutto, vorrei chiedere agli insegnanti "politicamente corretti" che cosa avrebbero fatto se avessero insegnato negli anni 50, con tutti i padri morti in guerra di allora. Venendo ai giorni nostri: i bambini vivono i problemi col sorriso, siamo noi adulti che pensiamo che qualsiasi questione può rappresentare un problema. Pensiamo per esempio che se ci sono due ragazzi di pelle scura, gli altri 18 di pelle chiara avranno gli incubi; ma ciò accade perché è il padre che in realtà ha gli incubi. Ovvero, c'è un'idea peregrina che il bambino non debba avere un trauma. Che si tratti di un papà o di una mamma che non c'è più, che ha avuto un incidente, vorrà dire che se ne parlerà».

Ma chi dovrebbe parlarne?
«A scuola l'insegnante, a casa la mamma e il papà o la nonna. Ma in realtà noi facciamo come ci pare, la complessità la rendiamo noi, non sono i bambini a volerla. Cosa c'è di difficile a dover dire per esempio che un bambino non ha più il papà? Perché non ne parliamo invece di omettere il problema? Siamo noi che pensiamo di avere il diritto di fare qualsiasi cosa».

Forse gli adulti proiettano le proprie paure sui più piccoli?
«Sarà in parte così. Ma penso che forse diamo troppa importanza a questo aspetto, non credo che un papà che insorge contro chi toglie la festa faccia tutti questi ragionamenti. Le cose sono ancora purtroppo più semplici: il punto è che non sappiamo più stare con i bambini, non sappiamo comunicare e giocare con loro. Li riempiamo di cose, perché poi dietro queste feste c'è tutta una questione di marketing. E comunque vorrei dare una notizia a questi genitori che vivono su Marte: le famiglie non ci sono più, è un residuo romantico, siamo tutti separati, dove vivono?».

Forse un eccesso di zelo?
«Ormai c'è un'invasione terrificante del politicamente corretto, che porta a una correzione, a un retropensiero, e questo è allucinante. Non se ne può più!».

L'alleanza scuola-genitori non sempre sembra funzionare.
«Io abolirei il rapporto scuola famiglia, l'ho detto anche al ministro: proibirei che i genitori si occupassero di scuola».

Addirittura. Perché?
«Non ci capiscono niente, è una invasione indebita, è una correzione continua».

Però almeno si accorgono magari di qualche stortura.
«In passato, non c'erano le storture? Ma cosa vogliamo? La scuola perfetta? Giù le mani dai bambini, tornate a fare i papà e le mamme. Mio padre mai si sarebbe sognato di stare un pomeriggio a guardare i disegnini che facevo».

Tornando ai ragazzi, cosa rischiano se crescono iperprotetti?
«Una catastrofe per la società italiana, qualcuno se ne dovrà occupare. Andando avanti così, nell'elementare, poi alle medie, alle superiori e all'università, alla fine verranno fuori come una sorta di "zombie"».

In che senso?
«Basta guardare le gite scolastiche per inorridire: i ragazzi fanno il selfie al Colosseo, fotografandosi davanti, perché per loro è importante il sé, invece del Colosseo. Ma sono diventati così perché iperprotetti dai genitori. Così però i genitori vogliono la "morte" dei propri figli, questa è una morte lenta».

È una provocazione la sua?
«Sono esagerato? Ma quante aziende muoiono perché i figli non sanno fare quello che invece sanno fare i padri?».

In sostanza come bisogna comportarsi?
«Oggi tutti "psicologizzano" qualsiasi trauma ma nella vita i traumi ci sono. I bambini vanno lasciati vivere la loro vita. Purtroppo, noi adulti ci siamo resi conto di non essere capaci di educarli, e infatti facciamo sempre meno figli».

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