Sliding doors, come nel film di Peter Howitt sugli eventi che possono cambiare il destino. È il 2 marzo 2005 e una band semisconosciuta partita dal Salento inseguendo i suoi sogni di rock'n'roll si presenta sul palco del Teatro Ariston, in gara tra i giovani del Festival di Sanremo. Nell'edizione vinta da Francesco Renga con Angelo, i Negramaro - questo il nome del gruppo - si divertono a spettinare a notte fonda la platea dell'Ariston con il rock spigoloso e alternativo di Mentre tutto scorre.
Come ci arrivaste a Sanremo?
«Supplicando Caterina Caselli, che ci aveva messo sotto contratto un paio di anni prima: "Ma come, vi vantate di essere alternativi e ora mi chiedete di mandarvi a Sanremo?". Ci serviva una spinta: presentarci in gara con un pezzone rock e farci cacciare a calci nel sedere ci sembrava una buona idea (ride). Ma c'era un problema».
Quale?
«Mentre tutto scorre l'avevamo mandata a Mina, che la stava incidendo per un suo disco».
Chi ebbe la faccia tosta di alzare il telefono?
«Caterina Caselli. Le disse: "Sai, i ragazzi vorrebbero provare a giocarsi la carta Sanremo". Non la fece finire: rinunciò al brano. Un'altra mi avrebbe depennato dalla rubrica, invece lei poco dopo incise altre due mie canzoni, Brucio di te e E così sia».
Come mai non siete più tornati in gara al Festival?
«Perché per quelli della nostra generazione era un tabu, rifarlo in gara. Ora la percezione è cambiata, anche grazie al lavoro fatto da Amadeus. Noi quell'anno con il nostro rock contribuimmo ad aprire un varco dal quale sarebbero passati quasi vent'anni dopo anche i Maneskin: in qualche modo ci siamo sentiti partecipi del trionfo».
2 Dischi di diamante, 31 dischi di platino, 12 dischi d'oro: qual è stata la chiave del successo dei Negramaro in questi vent'anni?
«L'autenticità. Abbiamo dalla nostra un repertorio che non ha mai ammiccato alle mode del momento. Canzoni come Estate, Nuvole e lenzuola, Parlami d'amore hanno superato la prova del tempo e sono diventati classici».
Se lo dice da solo?
«Sì. E rivendico pure il fatto di essere stati la prima band italiana a conquistare l'Arena di Verona e San Siro. Non lo faccio per spocchia, ma per far capire quanto i sacrifici e le rinunce siano stati fondamentali per arrivare a essere quelli che siamo oggi».
Chi altro ci sarà il 12 agosto all'Aeroporto di Galatina?
«Madame, Samuele Bersani, Diodato, Sangiovanni, Ermal Meta, Ariete, Aiello e Rosa Chemical».
Cosa vi lega a Rosa Chemical?
«Anche lui si è fatto cacciare a calci nel sedere da Sanremo (ride). Scherzi a parte, Andro (Andrea Mariano, ndr), il nostro tastierista, lo seguiva da tempo. È nata un'amicizia».
Con Tananai, invece, cosa bolle in pentola dopo il duetto al suo concerto a Milano su "Estate"?
«Una canzone. Non sappiamo ancora quando uscirà. È solo uno dei tanti incontri musicali che abbiamo inciso, oltre a quello con Elisa e Jovanotti su Diamanti. Ma ho già detto troppo».
Laura Pausini ha appena annunciato "Romagna Mia", il concerto per raccogliere fondi per aiutare la popolazione dell'Emilia-Romagna messa in ginocchio dalle alluvioni di questi giorni: il 5 agosto all'Autodromo di Imola ci sarete?
«Vorremmo. Aspettiamo l'invito di Laura. Sarebbe una buona occasione per impegnarci. Da soli non avrebbe senso: insieme si fa la differenza. Siamo a disposizione».