Loredana Bertè: «E' stato il mio ultimo Sanremo, non mi sento più a mio agio. Gli esordi? Con Renato Zero eravamo instancabili e senza soldi»

La cantante domani è a Roma al teatro Brancaccio

Domenica 10 Marzo 2024 di Mattia Marzi
Loredana Bertè: «E' stato il mio ultimo Sanremo, non mi sento più a mio agio. Gli esordi? Con Renato Zero eravamo instancabili e senza soldi»

Quando nel 1965 arrivò a Roma, lei, nata a Bagnara Calabra ma cresciuta a Porto Recanati (il padre lavorava come preside in una scuola di San Ginesio, in provincia di Macerata), aveva appena quindici anni. Lasciò la provincia per seguire la sorella Mia - anzi, Mimì, come la chiama lei - Martini, che a sua volta inseguiva il suo sogno di diventare una star della musica.

Loredana si iscrisse all'istituto d'arte di via Merulana, che si trovava non troppo distante dal Brancaccio, dove domani sera farà tappa il suo Manifesto tour: «Arrivavo in minigonna, senza libri e con qualche pennello per dipingere nella tasca. Ero desiderata. Mi spogliavano con gli occhi. Accanto alla scuola c'era un istituto per geometri. Un covo di maschi arrapati. Pur di aspettare che salissi le scale per vedermi le mutande, erano pronti a entrare in ritardo e prendersi una nota. Sapevo che erano lì per me. Ci giocavo, rallentavo, ancheggiavo. A forza di sedurre, la nota me la presi io», ricorda oggi, a 73 anni.

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L'ACCADEMIA

Capì presto che l'accademia non faceva per lei. Si sentiva artista, Loredana. Ma in un altro modo, perché con il disegno «non riuscivo a dare forma alla mia irrequietezza»: «Quando uscivo da scuola tornavo a casa, prendevo la bici e andavo al Piper. Tra un concerto e l'altro, avevo trovato il modo di coniugare studio e piccoli guadagni. Più crescevo e più crescevano le esigenze, meno soldi c'erano a casa. A metà dell'ultimo anno dell'istituto d'arte, a un passo dal prendere il diploma, dovetti mettermi a lavorare a tempo pieno». Con l'amico Renato Fiacchini, non ancora Zero (oggi non si parlano più: incomprensioni legate a un album che le avrebbe dovuto produrre il Re dei Sorcini e che non vide mai la luce, ha raccontato la cantante), la giovane diva cominciò a cercare ingaggi inventandosi di tutto: «Non avevamo una lira e ci presentavamo ovunque ci fosse la possibilità di lavorare. Improvvisavamo da vetrine viventi nei negozi di via del Corso o di viale Giulie Cesare. Davamo spettacolo senza fermarci mai. A Roma correre era un'esigenza. E la città un laboratorio».
La svolta sarebbe arrivata nel 1974 con l'uscita dell'album d'esordio Streaking: l'inizio della sua carriera da rockstar. Il disco fu censurato dalla Rai non solo per le tematiche provocatorie dei brani (la canzone Il tuo palcoscenico fu la prima a contenere nel testo la parola «caz»), ma anche per le fotografie, che ritraevano la cantante nuda: le copie furono ritirate dal mercato. Di quella carriera da rockstar, Pazza, il brano portato all'ultimo Festival di Sanremo (ha vinto il Premio della Critica), è un manifesto, per citare il titolo della tournée: una follia d'artista di una per cui la guerra non è mai finita.
Domani sera sarà tra le più cantate di una scaletta che è un'antologia rock (proprio come la raccolta Ribelle, appena arrivata nei negozi). Da Amici non ne ho a In alto mare, da Il mare d'inverno a E la luna bussò, da Cosa ti aspetti da me a Sei bellissima, passando naturalmente per quella Non sono una signora che nel 1982 la incoronò regina dell'estate: in due ore di show Loredana Bertè ripercorrerà una vita straordinaria, da film. «Sanremo? È stato il mio ultimo. Mi sento sempre un po' fuori posto. Mi sento più a mio agio in tour che sul palco dell'Ariston», dice la regina del rock italiano. I sudditi sono pronti a riabbracciarla.


Teatro Brancaccio, via Merulana 244. Domani, ore 21
 

Ultimo aggiornamento: 11 Marzo, 10:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA