«Va bene, se volete portarmi in questura, andiamo in questura!» In questa

Domenica 25 Giugno 2017
«Va bene, se volete portarmi in questura, andiamo in questura!» In questa
«Va bene, se volete portarmi in questura, andiamo in questura!» In questa frase consisterebbe la provocazione messa in atto da Tommaso De Michiel nei confronti dei poliziotti che, nella notte tra l'1 e il 2 aprile 2009, sottoposero il giovane veneziano ad un controllo assieme al fratello Nicolò in fondamenta dei Cereri. Lo precisa il legale dei due ragazzi, l'avvocato Federico Guerriero, spiegando che quella frase fu pronunciata «a fronte dell'atteggiamento dei poliziotti che, pur avendo Tommaso de Michiel più volte fornito le sue generalità, continuavano a impedirgli di tornare a casa e a ripetergli per 10-15 minuti, senza legittimo motivo, ti portiamo in questura».
I fatti di quella notte sono oggetto di un processo celebrato di fronte al Tribunale (prossima udienza 5 luglio) nel quale i fratelli De Michiel sono imputati a vario titolo di resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e ingiurie, mentre ai cinque poliziotti vengono contestati i reati di percosse e lesioni per aver ripetutamente picchiato Tommaso. Nel corso dell'ultima udienza i due fratelli hanno raccontato le modalità con cui furono portati in questura e Tommaso colpito più volte, la più grave delle quali a Santa Chiara, con un calcio che gli fu sferrato nelle parti basse.
I poliziotti forniscono una versione diversa e sostengono che Tommaso era ubriaco (per errore nell'articolo del 22 giugno è stato scritto Nicolò) ed è stato lui ad aggredirli. «L'ubriachezza attribuita a Nicolò De Michiel è stata esclusa da una sentenza definitiva del giudice di pace di Venezia - precisa l'avvocato Guerriero - Anche Tommaso non era ubriaco e lo dimostreremo».
Nel corso del processo è stato depositato l'esito degli esami del sangue effettuati all'ospedale, dove Tommaso si recò a farsi medicare alcune ore più tardi, dopo essere stato rilasciato, dai quali risulta un tasso alcolico piuttosto elevato. Un perito nominato dalla difesa sostiene però che quel dato non è attendibile in quanto gli esami eseguiti in ospedale non sono specifici per la ricerca del tasso alcolico.
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