Una notte all'ostello fra zaini e pedule

Martedì 15 Agosto 2017
Una notte all'ostello fra zaini e pedule
Il popolo degli ostelli ama camminare. Li si incontra ben prima di arrivare in via Ca' Marcello, lungo via Cappuccina e Corso del Popolo. Qualche sera fa, quando ancora l'afa predominava e sembrava che la luna scaldasse come il sole, gruppetti di giovani e famiglie tornavano a piedi da piazza Ferretto e dintorni. Io ho preso un bus dell'Actv in via Carducci, e quando sono entrato nella grande hall dell'A&O di Mestre, un po' alla volta sono arrivati anche loro, con le pedule ai piedi. Il mattino dopo, con quelle stesse calzature, sono partiti alla volta di Venezia.
Il popolo degli ostelli non ama i trolley. La maggior parte di loro, dai due agli 80 anni, viaggia con zaini, o in spalla o dentro.
L'A&O, che molti definiscono una piccionaia o un carcere, da dentro sembra un'astronave aliena atterrata a fianco della stazione ferroviaria di Mestre. Può contenere mille ospiti che vanno a dormire lì perché sono in viaggio (non la chiamano vacanza) e vogliono visitare la città della Serenissima sull'acqua. A differenza di chi arriva in comitiva col pullman, loro non si fanno condurre da nessuno, amano scoprire da sè, leggendo guide e libri.
Una notte nel nuovo ostello, in incognito e a mie spese, svela come si muove e vive questa tribù. Vengono da ogni parte del mondo, Africa, Sud America, Stati Uniti, Europa dell'est, Cina e Giappone, Europa del nord. D'altro canto il letto a 12 euro pubblicizzato dal Gruppo non sono riuscito a trovarlo nei siti di prenotazione tipo Booking, Tripadvisor o Hostelsclub che è solo per gli ostelli sparsi in tutto il mondo, ma il posto a 22,13 euro è conveniente, pulito, essenziale con ciò che serve; e in alternativa ci sono le camere per due persone o per una sola con il bagno privato che vengono dai 60,35 ai 65,65, passando per i 63,53 euro a notte, nella media dei prezzi delle pensioni e degli alberghi con poche stelle, e concorrenziali con i B&B che hanno invaso il centro storico e la terraferma. Il servizio non esiste, o meglio è ridotto all'osso, non ci sono camerieri che girano per i piani ma se serve qualcosa ci sono le indicazioni per trovarla, se non è gratuita si paga.
Nella hall i viaggiatori si mescolano, si conoscono, chiacchierano. E poi, magari, se ne vanno fuori a cena, perché in ostello non c'è ristorante, solo un bar e distributori automatici di barrette energetiche e bibite. I più pigri si fermano nei dintorni della stazione, i più avventurosi arrivano appunto in piazza Ferretto, così conoscono anche il cuore della terraferma e contribuiscono alla sua economia.
La hall è un luogo fondamentale dell'ostello perché, quando sono liberi dalle visite a Venezia o a Mestre, i turisti passano parecchio tempo seduti sui divani, stanno al computer, fanno conoscenze, bevono qualcosa, si perdono con i giochi di società. Non c'è uno schiamazzo, un gesto inconsulto, non una carta per terra, il senso civico si respira come una buona aria di montagna e viene dai frequentatori non dal personale: le pulizie generali e delle camere chiaramente le fanno, ma non c'è il personale che passa in continuazione a rimuovere la sporcizia abbandonata. Semplicemente non l'abbandonano, a parte rari casi. Una vera astronave aliena, e quando entrano tre giovani locali sembrano tre indigeni cui nessuno abbia insegnato le buone maniere.
Anche la temperatura interna è estranea, fuori afa dentro non il gelo dell'aria condizionata sparata sul collo ma un freddo secco diffuso cui ci si abitua presto e, quando si arriva in camera, viene naturale coprirsi con lenzuolo e piumino singolo, uno per parte del letto, tipicamente nordico o montanaro; mentre, invece, chi ha scelto le camere condivise da 6 letti con bagno in comune deve prendere lenzuola e asciugamani alla reception.
Dentro si ha l'impressione di una struttura solida fatta per durare (anche se la Società ha utilizzato pochissime imprese locali, servendosi invece di ditte dell'Europa dell'est con sede nel loro Paese e quindi con stipendi commisurati ma non tassati qui), mentre gli arredi e gli infissi sono leggeri e standardizzati ma non pacchiani, e quando si consumano si cambiano senza dover montare piastrelle di colore diverso o lasciare buchi stuccati perché le misure non tornano più. Di notte si dorme anche se la camera dà sul retro, cioè verso il centro città, sul cavalcavia della Vempa: l'isolamento tiene fuori bus, auto, camion, moto, il rumore incessante della città.
Al mattino il letto o la camera si devono lasciare entro le 10, prestino per un check-out ma, tanto, chi va a Venezia parte presto. Molti escono dopo aver fatto colazione che costa 7 euro ed è con la formula all you can eat, e di mangiare ce n'è veramente tanto e di buona qualità. Frutta, yogurt, corn flakes di ogni tipo, pane, affettati, formaggi, uova, burro, marmellate. Anche in quel salone al primo piano il servizio è fai da te e tutti, senza esclusione, quando se ne vanno lasciano il tavolo pulito.
Non danno, insomma, l'idea di essere turisti mordi, fuggi e sporca come molti di quelli che sciamano a Venezia a frotte. Sono alieni, che hanno già invaso il resto dell'Europa del nord e dell'ovest e se invadessero anche noi sarebbe tanto di guadagnato.
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