Non rientrerà a lavorare per l'albergo che l'aveva licenziata, contestandole di aver violato la privacy di un cliente: di fronte ai giudici d'appello, ha deciso, infatti, di firmare una conciliazione con il datore di lavoro, incassando una dozzina di mensilità di stipendio. Si è conclusa così la vicenda relativa ad una cameriera addetta alle colazioni che, in quanto Testimone di Geova ritenne di dover denunciare alla propria congregazione di aver incontrato un conoscente, anche lui aderente al gruppo religioso, in compagnia di una donna diversa dalla moglie. Un dovere morale e religioso a cui non poteva sottrarsi, si è difesa la donna, negando di aver divulgato dati sensibili e pure di aver creato un danno al cliente e al datore di lavoro.
Nel 2016, in primo grado, la sezione lavoro del Tribunale annullò il licenziamento accogliendo la tesi della lavoratrice e ne dispose la reintegra nel posto di lavoro, condannando l'albergo anche al pagamento di un'indennità risarcitoria. Di fronte alla Corte d'appello la cameriera ha preferito non aspettare la sentenza, che avrebbe potuto essere ribaltata, e il suo legale, l'avvocato Leonello Azzarini, ha concordato il pagamento di una somma per chiudere la vicenda.
Il caso si era verificato in un albergo veneziano a tre stelle, a poca distanza da piazza San Marco, nel novembre del 2014 e scoppiò quando il cliente protestò con l'hotel lamentando la privacy violata e reclamando il risarcimento dei danni patiti in quanto la moglie aveva chiesto il divorzio.
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Nel 2016, in primo grado, la sezione lavoro del Tribunale annullò il licenziamento accogliendo la tesi della lavoratrice e ne dispose la reintegra nel posto di lavoro, condannando l'albergo anche al pagamento di un'indennità risarcitoria. Di fronte alla Corte d'appello la cameriera ha preferito non aspettare la sentenza, che avrebbe potuto essere ribaltata, e il suo legale, l'avvocato Leonello Azzarini, ha concordato il pagamento di una somma per chiudere la vicenda.
Il caso si era verificato in un albergo veneziano a tre stelle, a poca distanza da piazza San Marco, nel novembre del 2014 e scoppiò quando il cliente protestò con l'hotel lamentando la privacy violata e reclamando il risarcimento dei danni patiti in quanto la moglie aveva chiesto il divorzio.
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