Sì del Governo alla zona franca

Venerdì 28 Luglio 2017
Anche Venezia avrà la Zona Franca o una Zes, Zona economica speciale, che non sarà più l'isoletta di 8 mila metri quadrati attuale ma avrà una dignità di nuova zona industriale, portuale e logistica che coprirà decide e decine di ettari. Lo ha stabilito ieri il Governo dando il via a due tavoli tecnici, uno romano e uno locale, per decidere entro settembre dove e come verrà realizzata, di quali autorizzazioni abbisogna, che passi dovranno compiere i ministeri e le istituzioni locali.
Ieri l'incontro col sottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta è andato bene, e le realtà economiche veneziane hanno ottenuto un primo grosso risultato. Erano rappresentate nella Capitale dalla Camera di commercio, c'erano il suo presidente Giuseppe Fedalto e il segretario generale Roberto Crosta, mentre Damaso Zanardo, che da almeno dieci anni lavora per questo risultato ed è stato tra i primi a proporlo, è rimasto a casa per opportunità dato che in questo momento è anche candidato alla presidenza di Confindustria.
«Il Governo ha dato una spinta decisa per arrivare alla soluzione del problema» hanno commentato soddisfatti Fedalto e Crosta: «Abbiamo parlato a 360 gradi dell'intera questione ma la vera novità è che c'è il via libera e tutte le istituzioni hanno dato parere più che favorevole. Il sottosegretario Pier Paolo Baretta coordinerà il tavolo romano, la Camera di commercio coordinerà quello veneziano».
In ballo ci sono 60 miliardi di dollari che possono arrivare sotto forma di investimenti e guadagni nel momento in cui la Zona Franca diventerà una realtà e darà nuovo impulso alla rinascita di Marghera.
Ieri a Roma non si è entrati nei dettagli tecnici e quindi i presenti non hanno deciso se a Venezia sorgerà una Zona Franca o una Zes: La Zona economica speciale può anche comprendere una zona franca ma offre molti più vantaggi e agevolazioni di carattere fiscale, amministrativo ed infrastrutturale e, stando ai parametri Ue, Venezia ha tutte le caratteristiche per ottenerla: un porto unico in Italia (turistico, commerciale, fluvio portuale con Porto levante e industriale), una Zona franca autorizzata CEE; è all'incrocio di 3 corridoi PanEuropei e di una Città Metropolitana; Marghera è area di crisi complessa.
Zona Franca e Zes sono in grado di attrarre nuovi investimenti nel manifatturiero, Industria 4.0 e quindi nel Made in Italy: come ha ricordato lo stesso sindaco Luigi Brugnaro un paio di giorni fa presentando le manifestazioni per i 100 anni di Porto Marghera, basta pensare al settore orafo: «Importiamo oro e pietre preziose e produciamo gioielli che esportiamo per l'80%. Se queste materie prime non entrano in Europa, ma si fermano in una zona Franca, si pagano meno dazi e si guadagna di più», Lo stesso discorso vale per qualsiasi altro tipo di produzione, il mondo vuole il Made in Italy, così si possono portare i semilavorati nelle vaste aree di Marghera e creare prodotti finiti che usciranno col marchio Made in Italy.
Servono almeno 50 ettari per avviare una Zona Franca o una Zes di dimensioni accettabili, e la Camera di commercio ha individuato gli spazi dell'area Montesyndial. Altri, a Venezia, vorrebbero invece spostare tutta la zona portuale al posto delle fabbriche chimiche abbandonate e fare spazio così alle navi da crociera, a manutenzioni navali e parchi tematici per i turisti. I due tavoli di lavoro serviranno, dunque, a dipanare anche queste problematiche, e l'incontro di ieri con i ministeri dello Sviluppo economico e dei Trasporti, il sottosegretario di Stato per le Politiche europee, l'Agenzia delle Dogane, la Regione, la Città Metropolitana, l'Autorità di Sistema Portuale e, appunto, la Camera di commercio è stato un primo passo operativo importante.
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