Si allarga il fronte degli arrestati che intendono collaborare

Venerdì 23 Giugno 2017
Si allarga il fronte degli arrestati che intendono collaborare
Un altro indagato, di quelli finiti in carcere la scorsa settimana, ha deciso di parlare. Si tratta di Giuseppe Milone, l'ex responsabile amministrativo di Cattolica assicurazioni, accusato di corruzione per le presunte promesse e regali fatti a due dirigenti dell'Agenzia delle Entrate e ad un colonnello della Guardia di Finanza, al fine di ottenere la riduzione di una maxi sanzione fiscale.
Nel corso di un lungo interrogatorio, proseguito per oltre quattro ore, svoltosi negli uffici della Procura, alla Cittadella della giustizia, il sessantenne piemontese ha riempito decine e decine di pagine di verbale, assistito dagli avvocati Antonio Franchini e Loris Tosi. Nulla è trapelato sul contenuto dell'interrogatorio, ma non è escluso che abbia fornito alcune conferme alle ipotesi d'accusa formulate dal pm Stefano Ancilotto. Non si sa se abbia fatto anche altri nomi di persone che potrebbero essere coinvolte nello scandalo. Nell'inchiesta, oltre ai 16 arrestati, figura un'altra dozzina di persone indagate a piede libero.
Milone è malato e ha chiesto di essere ascoltato per «chiarire la sua posizione», si è limitato a precisare in serata l'avvocato Tosi. Le sue dichiarazioni si aggiungono alla confessione resa mercoledì da Fabio e Lara Bison, rispettivamente 38 e 40 anni, figli dell'imprenditore edile jesolano Aldo Bison, agli arresti domiciliari dalla scorsa settimana (mentre il padre è in carcere) con l'accusa di concorso nel pagamento di mazzette a due dirigenti dell'Agenzia delle Entrate, Elio Borrelli e Massimo Esposito, per ottenere la riduzione. I due fratelli, difesi dall'avvocato Mazzon, hanno ammesso che si trattava di mazzette: quei soldi servivano per salvare l'azienda di famiglia, seriamente a rischio di fronte ad una contestazione fiscale di 41 milioni di euro. Grazie all'intervento dei dirigenti delle Entrate, Bison se la cavò con il pagamento di 8 milioni: in cambio avrebbe versato loro 140 mila euro, promettendone altri 160 mila. Nei prossimi giorni potrebbe essere ascoltato dal pm Ancilotto anche Aldo Bison, il quale di fronte al gip si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il suo legale, l'avvocato Renato Alberini, ha spiegato che l'imprenditore si è detto dispiaciuto di aver coinvolto i propri figli in questa vicenda, da lui direttamente gestita.
Altri interrogatori sono previsti nei prossimi giorni: la Procura spera di riuscire ad incrinare il fronte degli imprenditori, convincendoli a vuotare il sacco, fornendo in questo modo riscontri importanti alle prove già raccolte tramite intercettazioni e pedinamenti contro tre dirigenti dell'Agenzia delle entrate, due ufficiali delle Fiamme gialle, un giudice tributario e due commercialisti.
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