«Roberto era disteso a terra. Gli avevano appena sparato. Mi hanno accerchiato

Domenica 11 Dicembre 2016
«Roberto era disteso a terra. Gli avevano appena sparato. Mi hanno accerchiato
«Roberto era disteso a terra. Gli avevano appena sparato. Mi hanno accerchiato e preso in ostaggio. Da quel momento la storia è terribile, fino a quando mi hanno miracolosamente rilasciato, dopo circa due ore mezzo in cui ho pensato di morire».
Rino Polato racconta così, in una nota diffusa in accordo con la famiglia Bardella dopo il suo rientro in Italia, la terribile scena dell'omicidio del cugino Roberto Bardella nella favela di Rio de Janeiro. «Io e Roberto eravamo rientrati dalla visita al Cristo Redentore di Rio e stavamo uscendo dalla città in direzione nord, verso la costa quando, seguendo le indicazioni del navigatore, siamo entrati in quel quartiere. Sono bastati pochi secondi: Roberto, davanti a me in moto, è stato attaccato da quella banda di delinquenti». E prosegue Polato: «Io e mio cugino Roberto abbiamo sempre pianificato e studiato accuratamente i nostri percorsi ed i nostri viaggi, coscienti dei rischi a cui andavano incontro. Mai un incidente, mai un inghippo grave, mai una violenza a nostro carico da parte delle bellissime popolazioni che abbiamo incontrato lungo le strade percorse. Anche in Brasile stavamo facendo una bellissima vacanza in moto, sognata da due anni. Il nostro spirito di viaggiatori ci ha fatto visitare molti altri Paesi e scoprire meravigliosi paesaggi in giro per il mondo. Quella di giovedì 8 dicembre - sottolinea - è stata una terribile e imprevedibile fatalità. A Roberto va il mio ricordo struggente e la sicurezza che la sua presenza ed il suo sorriso sarà sempre con me». Rino Polato ringrazia infine le autorità Consolari italiane e la polizia brasiliana di Rio de Janeiro «per la professionalità dimostrata e per l'umanità che hanno espresso in tutte le fasi, dal mio ritrovamento e al supporto alle indagini, fino al rientro in Italia».
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