«Non tangenti, ma aiuti a un amico»

Martedì 21 Marzo 2017
«Non tangenti, ma aiuti a un amico»
Nessuna mazzetta, soltanto aiuti ad un amico in difficoltà. L'imprenditore trevigiano Enzo Busato si è giustificato così di fronte al giudice per le indagini preliminari di Venezia, Roberta Marchiori, in relazione all'accusa di aver versato somme di denaro e altre utilità al dirigente di Veritas Claudio Ghezzo, finito in carcere la scorsa settimana con l'accusa di corruzione in relazione ad alcuni appalti per lo smaltimento di rifiuti.
Busato, 58 anni, rappresentante legale della Busato Autotrasporti di Preganziol, si trova agli arresti domiciliari in quanto, secondo il pm Giorgio Gava, pagò per aggiudicarsi l'appalto per lo svuotamento delle campane per la racconta del vetro. Ma l'imprenditore, assistito dall'avvocato Marco Vianello, ha spiegato che non è così, fornendo una serie di documenti dai quali emergerebbe che vi era una diversa motivazione agli aiuti forniti a Ghezzo, per nulla legata agli appalti finiti sotto accusa, da lui vinti semplicemente perché la sua offerta era di molto la più conveniente rispetto alla concorrenza. A conclusione dell'interrogatorio, l'avvocato Vianello ha chiesto la revoca degli arresti domiciliari sottolineando come il suo assistito non è nella possibilità di reiterare reati dello stesso tipo (motivazione che regge la misura cautelare) in quanto non è più amministratore della società da oltre un anno.
Nel lungo interrogatorio, nel corso del quale ha fornito chiarimenti su tutti i punti contestati nel capo d'imputazione, Busato è scoppiato in lacrime, scagionando del tutto il fratello, che assieme a lui si è occupato della gestione dell'azienda, assicurando che nulla sapeva degli aiuti a Ghezzo, proprio perché erano conseguenti ad un rapporto personale, maturato nel corso degli anni, e non imprenditoriale.
Ghezzo, assistito dall'avvocato Fabio Niero, è stato ascoltato venerdì scorso dal gip Marchiori e ha respinto ogni addebito, assicurando di non aver ricevuto denaro in quanto gli appalti finiti sotto accusa sono regolari. La terza indagata finita agli arresti in carcere, Sabrina Tonin, 60 anni di Tombolo (Padova), responsabile commerciale della Plan Eco di Cittadella, si è invece avvalsa della facoltà di non rispondere.
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