Mose, scontro procura-Orsoni «Reato confermato». «No, falso»

Sabato 24 Ottobre 2020
Mose, scontro procura-Orsoni «Reato confermato». «No, falso»
PROCESSO MOSE
VENEZIA C'erano state le parole del procuratore aggiunto di Venezia, Stefano Ancilotto, teorico dell'architettura dell'inchiesta Mose. E ci sono le risposte degli avvocati dell'allora sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, arrestato il 4 giugno 2014 e messo ai domiciliari, poi revocati.
LO SCONTRO
Il casus belli dell'ennesimo faccia a faccia tra procura e difesa è proprio la posizione giuridica di Orsoni, la cui accusa è stata dichiarata prescritta. Respingendo il ricorso dei suoi legali e stoppando la richiesta della procura generale di portare il caso alla Corte Costituzionale, gli Ermellini hanno confermato la prescrizione. «Su Orsoni avevamo visto giusto sia per il passaggio illecito di denaro in nero, che per la contestazione del reato», le parole del pm Ancilotto. Nulla di più sbagliato, invece, per gli avvocati Francesco Arata, Carlo Tremolada e Fabio Cintioli, difensori di Orsoni, che parlano di un'«imprecisione» da «correggere». «La conferma della prescrizione del reato, unica imputazione per le quali il professor Orsoni non era stato assolto nel merito - scrivono i legali - non equivale ad una sentenza affermativa della penale responsabilità. La prescrizione del reato infatti non comporta l'accertamento del fatto peraltro dal professor Orsoni sempre negato, e una volta maturata deve essere dichiarata. Oltretutto la Cassazione era stata chiamata a pronunciarsi su un mero profilo di diritto», precisano gli avvocati, ricordando come lo stesso procuratore generale avesse chiesto l'assoluzione di Orsoni. Che di fermarsi non ne vuole sentire parlare: «Quando verranno rese note le motivazioni della sentenza, si valuterà se ricorrere alla Corte Europea dei diritti dell'Uomo».
IL CASO
Orsoni era accusato di finanziamento illecito ai partiti per aver ricevuto 250 mila euro per la sua campagna elettorale del 2010 dall'allora presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati. Un'accusa sempre contestata dalla difesa dell'ex sindaco proprio perché la norma che regola il finanziamento illecito ai partiti parla di candidati consiglieri e non sindaci. Sul punto la Cassazione si è attenuta a quanto deciso in tribunale a Venezia sia in primo che in secondo grado.
In entrambi i casi, dopo aver accertato che Orsoni aveva ricevuto quel denaro in nero da Mazzacurati, i tribunali veneziani avevano dichiarato il reato prescritto.
Il ragionamento dei giudici di merito si basa sul fatto che il candidato sindaco corre sempre per diventare consigliere comunale, figura esplicitamente citata nella legge sul finanziamento illecito. Tesi sposata anche dalla Cassazione.
Nicola Munaro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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