«Mense, il Comune mandi vigilanti»

Lunedì 16 Gennaio 2017
«Mense, il Comune mandi vigilanti»
«Aiutare i volontari, invece di fare polemiche. E il Comune faccia la sua parte, mandando personale di vigilanza nelle mense per i poveri gestite dalla diocesi e creando un centro diurno per i senza dimora, visto che in questa città non ci sono nemmeno le toilette pubbliche».
Se qualcuno pensava di aver messo una pietra tombale rispetto alla polemica sulla cittadella della povertà fuori dal centro di Mestre (con la chiusura delle mense di Ca' Letizia, Cappuccini e Altobello) ipotizzata dal sindaco Luigi Brugnaro e bocciata dal patriarca Francesco Moraglia, è un'altra autorevolissima voce della Chiesa veneziana a richiamare ora il Comune ai suoi compiti di assistenza: don Fausto Bonini, ex parroco del Duomo di Mestre e Delegato patriarcale per la terraferma veneziana, ora in pensione ma ancora assistente spirituale della Casa di riposo mestrina. Che, sul suo blog e sul settimanale L'incontro, non le manda a dire.
«C'è una serie di problemi tecnico-pratici che vanno affrontati - spiega Bonini -. Il più importante è quello della concentrazione in pochi spazi dei servizi dedicati ai poveri. La concentrazione crea sempre problemi. E li vediamo tutti i giorni sulla direttrice via Carducci-via Costa. Soprattutto gli abitanti di via Querini e zone vicine non ne possono più e hanno pienamente ragione. Ed anche quelli di via Costa protestano». E qui si arriva all'idea del sindaco «che propone di spostare in una fantomatica cittadella della povertà i poveri che frequentano il centro mettendo a disposizione degli autobus per il loro trasporto, mentre il Patriarca replica che non si possono ghettizzare i poveri». E qui don Fausto Bonini cerca di cambiare prospettiva. «Provo a mettermi dalla parte dei poveri, dei senza fissa dimora, di chi ha scelto di vivere ai margini della società - prosegue il sacerdote -. A Mestre non esiste un Centro diurno gestito dal Comune, dove un povero possa trovare gratuitamente servizi igienici, possibilità di farsi la barba, prendere una doccia, lavare qualche vestito, passare qualche ora al caldo soprattutto nella stagione fredda». Attualmente, infatti, il Comune mette solo a disposizione degli operatori per aprire di mattina e di pomeriggio Ca' Letizia (che è della diocesi), mentre in serti giorni della settimana sono aperte le docce nel Drop-in di via Giustizia. «In mancanza di servizi - riprende Bonini -, ogni angolo è buono per fare i propri bisogni. In centro città non esiste una toilette pubblica, neppure a pagamento. Insomma, le strutture della Chiesa e il volontariato fanno i miracoli per dare una risposta a questi problemi e non possono essere messe sotto accusa». Fino all'affondo: «L'amministrazione pubblica faccia la sua parte. Crei nuovi spazi distribuiti in altri luoghi della città, alleggerendo la pressione sulle tre mense esistenti. Mandi del personale di vigilanza in aiuto ai volontari. E ringrazi pubblicamente queste strutture di accoglienza, anziché colpevolizzarle per quello che fanno, prospettando il loro spostamento in qualche periferia della città».
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