Lacrime sul volto di Rino Lo sguardo perso nel vuoto

Domenica 11 Dicembre 2016
Lacrime sul volto di Rino Lo sguardo perso nel vuoto
Un paio di jeans, scarpe da ginnastica bianche, una felpa bianca con il cappuccio e un giubbino di mezza stagione. Così ha viaggiato ieri Rino Polato dal Brasile fino al Portogallo. Qui ha fatto scalo e poi dall'aeroporto di Lisbona si è imbarcato su un volo della Tap Portugalè, per atterrare a Venezia alle 12.30. L'incubo è finito ma lo si legge ancora nel suo volto, seppur abbronzato, quando esce dal gate degli arrivi. In mano stringe una borsa di colore scuro con gli effetti personali. Lo sguardo è perso nel vuoto. «Scusate ma non dico nulla, parlerò nelle prossime ore. Vi incontrerò tutti con calma, adesso lasciatemi andare a casa con la mia famiglia». Poche parole, dette quasi meccanicamente prima di abbracciare la moglie Serenella Masi e altri due famigliari che lo aspettavano mescolati tra il pubblico presente nel salone del terminal degli arrivi. La tragedia, l'agguato mentre si trovava in moto assieme al cugino jesolano Roberto Bardella, lo ha tormentato per tutto il viaggio. A lui è andata bene, non gli hanno sparato, ma l'hanno tenuto sotto sequestro per qualche ora i narcos della favela di Morro de Prazeres a Santa Teresa a Rio de Janeiro. Rino abbraccia la moglie, la stringe forte mentre cerca di evitare i flash dei fotografi che lo aspettavano. Lei gli tiene il braccio, quasi lo guida verso l'uscita perché capisce che lo choc per il marito è ancora forte. Rino non dice nulla ma sul suo volto scendono le lacrime: di gioia, di disperazione, di felicità di essere ancora vivo, di dolore per essere tornato dal viaggio che aveva da tempo programmato con Roberto da solo, senza di lui. Il 59enne di Noventa di Piave si protegge il volto con il borsone che aveva con sé anche in aereo. I suoi famigliari gli fanno da scudo con altre borse per evitare che venga fotografato. Gli altri passeggeri e chi aspetta qualche caro o amico uscire dal gate guardano incuriositi, ci si chiede cosa stia succedendo. I Polato escono dal terminal degli arrivi del Marco Polo e si dirigono al parcheggio retrostante l'aeroporto, lo speedy park. Fa freddo, molto di più di quanto facesse in Brasile e anche in Portogallo. A Rino viene consegnato un giubbotto di colore blu con il cappuccio. Lo indossa velocemente sopra la felpa bianca e alza il cappuccio. Per nascondersi e forse continuare anche a piangere. La macchina su cui sale, una Bmw Station Wagon di colore bianco si avvia verso l'uscita è guidata dalla moglie. La prima tappa non sarà quella di casa, nel sandonatese ma a Jesolo, in via Albanese dove viveva Roberto. Prima di tutto ci sono una moglie e un figlio che vanno salutati, consolati e informati. E il primo pensiero di Rino è stato per loro.
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