La situazione è delicata. E per gli uomini della Polizia Penitenziaria rischia

Mercoledì 24 Agosto 2016
La situazione è delicata. E per gli uomini della Polizia Penitenziaria rischia di essere esplosiva. Nel carcere di Santa Maria Maggiore, dove attualmente sono reclusi 250 detenuti guardati a vista da solo 70 agenti penitenziari, domenica e lunedì, si sono verificate due violente risse, tra reclusi di etnie diverse, legate al controllo degli spazi all'interno dell'istituto di pena. In una di queste zuffe, un agente di polizia penitenziaria è stato investito da alcuni contenitori di urina lanciate dai carcerati, mentre in un'altra lite, alcuni poliziotti, che si trovavano a camminare lungo i corridoi, sono stati colpiti da ripetuti sputi dalle celle. Una situazione denunciata con forza dagli agenti di polizia penitenziaria aderenti al sindacato Uilpa che in una nota sottolineano la precaria situazione nel carcere di Venezia. «Stiamo attraversando indubbiamente un periodo di forti tensioni all'interno dell'istituto. - sottolinea Umberto Carrano, segretario generale Uilpa Polizia Penitenziaria - La situazione ormai è divenuta ingestibile. Non possiamo accettare quanto sta accadendo: il personale di polizia penitenziaria oltre a fare fronte alle mille difficoltà gestionali dovute all'ormai cronica carenza di organico che ha visto effettuare turni di servizio anche fino a 12 ore consecutive con conseguenti revoche dei riposi settimanali, ora più che in passato continua ad essere esposto alle continue violenze da parte di detenuti». Una situazione non nuova per la Casa circondariale di Venezia. Già l'anno scorso sempre il sindacato Uilpa aveva denunciato una serie di gravi episodi ai danni degli agenti di polizia penitenziaria. «Queste baruffe sono state risolte, malgrado le tensioni, grazie alla professionalità degli agenti - continua Carrano - Sicuramente qualcosa nell'osservazione e gestione dei detenuti non sta funzionando. Abbiamo più volte sollecitato l'Amministrazione statale ad un immediato intervento al fine di trovare soluzioni idonee a ripristinare un clima di serenità lavorativa e sicurezza. Purtroppo, ad oggi, il nostro grido di allarme è rimasto inascoltato. Ed ecco le conseguenze. Ci si augura, esprimendo piena solidarietà ai colleghi, che qualcuno finalmente si svegli».
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