La rottura dei cavi che danno elettricità al tram costa 3 milioni e mezzo di

Martedì 1 Settembre 2015
La rottura dei cavi che danno elettricità al tram costa 3 milioni e mezzo di euro. C'è un contenzioso di questo valore in ballo, che coinvolge Pmv, l'Ati che ha costruito il tram e l'Actv. Non si sa ancora chi resterà col cerino in mano e dovrà mettere mano al portafogli ma tra ottobre e novembre i nodi arriveranno al pettine perché si terranno due udienze ed è prevista pure la consegna di una perizia tecnica.
La storia risale al 2 ottobre del 2012: alle 7:55 in piazza Barche, nel tratto tra il negozio Campana e la Cassa di risparmio di Bolzano è saltato uno dei cavi elettrici di alimentazione: prima una scintilla e poi il botto dell'effetto frusta, dovuto alla rottura delle funi di sostegno della linea aerea di contatto (Lac). Il tram si è fermato e il cavo elettrico, tranciato, ha oscillato a penzoloni sulla strada. Per fortuna non ha colpito nessuno ma da quel momento l'autorizzazione ministeriale è stata ritirata e il tram di Mestre è rimasto fermo per quasi cinque mesi, 138 giorni, fino al 17 febbraio 2013 perché si è dovuto procedere con la sostituzione di tutti i 900 giunti di sostegno e dei tiranti sull'intera linea, e per fortuna all'epoca in funzione c'era solo la prima, quella cioè tra Favaro e la stazione dei treni.
Un danno enorme, anche d'immagine, dato che l'intera città si chiese come fosse stato possibile un incidente del genere e, soprattutto, il blocco totale del servizio per così tanto tempo.
Il contenzioso tra le parti esplose subito, mentre ancora l'Ati provvedeva a sostituire i pezzi. A giugno del 2013, poi, venne avviato un accertamento tecnico per stabilire se l'incidente sia stato colpa dei progettisti, delle imprese costruttrici, della direzione lavori, di chi verificò e collaudò le opere, oppure sia stato solo colpa del caso. Ora si attende, per metà ottobre, l'esito della perizia. A settembre, sempre del 2013, Pmv Spa ha citato in giudizio l'Ati composta da Gemmo, Mantovani, Consorzio cooperative Ravennate, Sacaim, Net Engineering, Studio Altieri, Metropolitana milanese e Lohr: chiede il risarcimento dei danni, patrimoniali e di immagine, quantificati in 3 milioni e 417 mila euro. L'udienza si terrà appena dopo metà novembre.
Non è, però, finita qui. Perché un mese dopo, il 2 ottobre del 2013, fu Actv a denunciare Pmv per due motivi: perché Pmv aveva continuato a pretendere i soldi dei canoni di concessione anche durante i quasi cinque mesi di fermo, e perché non gli aveva messo a disposizione il servizio come invece era pattuito. Actv chiede a Pmv 2 milioni e 345 mila euro, dei quali 1 milione e 288 mila come restituzione dei canoni pagati e il resto come risarcimento danni. Pmv ha chiesto il rigetto di tutte le richieste e anche l'autorizzazione a chiamare in causa Gemmo Spa, ritenendola responsabile. Aspettando l'udienza, che si terrà a metà ottobre, Pmv ha restituito i soldi dei canoni ad Actv. Nel corso della prima udienza di questo procedimento, lo scorso gennaio, era stata proposta la riunione dei vari procedimenti in un uno solo, dato che si tratta sempre della stessa materia ma per il momento le cause restano ancora separate.
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