La nascita a Venezia dello Spazialismo

Domenica 13 Luglio 2014
VENEZIA - Nell'immediato dopoguerra Venezia è forse la città italiana più vivace per quanto riguarda gli eventi dell'arte. Il "Premio Burano" del 1946 è il primo in Italia e lo stesso anno, per gli appassionati stimoli di Giuseppe Marchiori, si forma il gruppo del "Fronte Nuovo delle Arti" che debutterà alla Biennale del 1948, la stessa che provocherà l'arrivo a Venezia di Peggy Guggenheim e della sua straordinaria collezione. A Venezia, poi, era attivo da tempo Carlo Cardazzo con la sua Galleria del Cavallino, che pochi anni dopo apre una sede anche a Milano all'insegna della Galleria del Naviglio, stabilendo così un interessante asse di scambi e di contatti tra le due città. A Milano operava - nell'ambito del Naviglio - Lucio Fontana che, già nel 1947, aveva pubblicato il suo storico "Manifesto sullo Spazialismo". E' dunque nella connessione tra le due gallerie di Carlo Cardazzo che lo Spazialismo di Fontana - caratterizzato poi dai suoi celebri “tagli” e “buchi” – sbarca a Venezia coinvolgendo una dozzina di artisti. Tra questi spiccano le figure di Virgilio Guidi, che già nel 1948 aveva esposto in Biennale le sue straordinarie “Figure nello spazio”, e Mario Deluigi, che fin dal 1949 dipingeva le sue “Forme” di sapore surreale immerse in una sorta di “spazio fisiologico”. Assume dunque un particolare interesse storico la mostra che il Museo di Ca' Pesaro ha voluto presentare al suo interno, con le opere della Collezione permanente. Perché essa fa capire la particolare e caratterizzata declinazione pittorica che gli artisti veneziani avevano dato alle intuizioni di Fontana. Accanto a Guidi e a Deluigi troviamo infatti due opere di Anton Giulio Ambrosini - per certi versi il teorico del movimento - e dipinti di Edmondo Bacci, Gino Morandis, Luciano Gaspari (che non aderì mai formalmente al gruppo), Vinicio Vianello e Bruna Gasparini, mentre del lirico Tancredi l'opera, come peraltro quelle di Guidi e Deluigi, viene esposta nella sala adiacente. Va notato che del gruppo faceva parte anche uno scultore, Bruno De Toffoli, con le sue aeree “nuvole” nello spazio. Nell'occasione vengono accostate al movimento opere di artisti allora giovanissimi, quali Saverio Rampin, Riccardo Licata e Ennio Finzi, perché i loro dipinti furono certamente influenzati dai dettami poetici ed estetici dello Spazialismo.
Enzo Di Martino

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