La Casa paterna per minori è salva

Venerdì 27 Gennaio 2017
La Regione Veneto ha autorizzato il progetto di fusione della Casa paterna con l'istituto Santa Maria della Pietà di Venezia. Si concluderà in febbraio la la procedura di fusione in base alla quale l'Ipab veneziana incorpora quella sandonatese. L'ente di via Calnova che si occupa di minori rischiava la chiusura a causa del deficit di 254mila euro, assorbito nel corso della gestione commissariata da parte della Regione, avviata nel 2014. «L'interesse alla fusione tra i due enti mira ad ampliare e migliorare l'offerta di servizi nel territorio della Città metropolitana - spiega la presidente dell'istituto veneziano, Maria Laura Faccini consente l'elaborazione di strategie più vaste con un più efficace utilizzo delle risorse, ottimizzando le spese di gestione e perseguendo le rispettive finalità statutarie di assistenza ai minori. L'attuale normativa regionale in materia favorisce le aggregazioni di enti con scopi affini».
Il sindaco di San Donà Andrea Cereser sottolinea come sia stato evitato il rischio di chiusura, che avrebbe messo fine all'istituto fondato nel 1883 e all'occupazione di 12 dipendenti, per cui «la sinergia con una realtà importante garantisce la prosecuzione dell'esperienza della Casa paterna e il suo rilancio, rispetto alla situazione critica che si è presentata a questa amministrazione e garantisce gli attuali standard occupazionali. Ringrazio il personale e il presidente della struttura per la collaborazione in questa operazione».
Il procedimento di fusione ha avuto il nulla osta da parte della Città metropolitana di Venezia e del Comune. Contraria una parte dell'opposizione, in particolare la lista Scegli civica, che suggeriva una fusione con la casa di riposo Monumento ai caduti di San Donà. Da registrara una spaccatura all'interno della maggioranza, con la consigliera Fabrizia Callegher (Gruppo Misto) che aveva votato contro l'ipotesi di fusione.
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