L'utopia antirazzista nel profondo Mississippi

Sabato 3 Dicembre 2016
L'utopia antirazzista nel profondo Mississippi
Durante la Guerra Civile Americana (siamo a metà Ottocento), il contadino Newton Knight, dopo la morte sul campo di un nipote, fugge dall'esercito degli Stati Confederati. Tornato a casa, rischiando la morte per aver disertato, si rifugia in una palude con un gruppo di neri e nel tempo riesce a organizzare un'enclave politica all'interno degli Stati del Sud, denominandola Free State of Jones (siamo nel Mississippi), arrivando a combattere soprattutto le leggi che garantivano l'odio razziale.
Da una storia realmente accaduta e totalmente sconosciuta (almeno dalle nostre parti), Gary Ross (il primo Hunger games) trae un film che riesce a scacciare ogni idea di enfatizzazione del racconto e soprattutto del personaggio principale, qui ragionevolmente equilibrato anche grazie a Matthew McConaughey. Rafforza l'idea prettamente storica degli avvenimenti, abbandonando i facili tasselli del mélo, anche nelle asciutte scene di guerra o nei momenti più struggenti della vita familiare, in special modo facendo affiorare una figura di antieroe che sa combattere per ideali forti e cause civili, creando una consapevole fierezza identitaria di tutto un gruppo e poi di una piccola nazione, senza nascondere attriti, perplessità e perfino inganni all'interno della comunità.
La battaglia di Newton Knight, prettamente politica ma anche strategica sul campo degli scontri, porta, all'interno della propria territorialità indipendente, la cognizione di una portata rivoluzionaria complicata ma combattuta con fermezza: non a caso, e con puntuale avviso tramite efficaci flashforward, Ross spiega che nonostante quella fragile vittoria di metà Ottocento, quasi un secolo dopo, un discendente di Knight è costretto ancora a difendersi dall'accusa di essere un nero dalle mai cancellate, oscurantiste leggi del Sud, perché avrebbe un ottavo di sangue nero (in seconde nozze Knight sposò una ragazza di colore).
Il flusso del racconto, che comporta anche la lotta di classe tra poveri e latifondisti, è accattivante nella sua forma didattica, scevro da ogni spettacolarizzazione (negli Usa è andato male), anche nei suoi passaggi più crudi come l'uccisione in chiesa e l'impiccagione del fido schiavo liberato, e capace di farci fremere ancora una volta per un bisogno di giustizia inalienabile. Niente di indimenticabile, ma onesto e sincero.
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