Clochard, sono quasi cento a Venezia

Giovedì 19 Gennaio 2017
Quasi un centinaio in centro storico, altrettanti in terraferma. Questa è la situazione dei senza fissa dimora, i cosiddetti clochard. «La loro presenza è molto fluida - afferma Simone Venturini, assessore alle Politiche sociali - alcuni sono in transito e si fermano per breve tempo, altri risultano più stanziali. Secondo i dati in nostro possesso, gli stabili risiedono maggiormente a Venezia, mentre in terraferma sono difficilmente quantificabili perché assistiamo a contesti di semplice transito.
Per metà sono stranieri, per l'altra metà italiani, ma ciò che preoccupa è l'età, perché la media dei loro anni sta avanzando e quasi nessuno è più giovanotto. «Il settore sociale del Comune si occupa di rifornirli di generi di prima necessità, come vestiario, bevande e coperte. Inoltre li aiutiamo ad accedere ai servizi minimi, ovvero sanitari, d'anagrafe e di rimpatrio, indicando loro dove trovare da dormire e pasti caldi. Per venti di questi abbiamo anche avviato un percorso di reinserimento e di lavoro. In queste giornate fredde abbiamo messo a disposizione 45 posti letto, in pronta accoglienza emergenziale. Dal primo di dicembre, nel centro storico, abbiamo contattato 84 persone, fra le quali 5 donne».
La situazione dei clochard ha interessato in questi giorni l'opinione pubblica grazie alle vicende di due di essi: Pasquale Aita e Lorenzo Storti. Il primo, tedesco di 42 anni che frequenta la zona di Piazzale Roma, ha ricevuto dalla Questura l'imposizione di far ritorno in Germania, contestata da alcuni consiglieri regionali e da quanti hanno imparato a volergli bene. Il secondo si posizionava da anni nel portico della Banca D'Italia, a Rialto, ed è tornato ad Ancona accompagnato dalla sorella, che lo ha riconosciuto dopo 15 anni, grazie alle immagini di un programma televisivo. Della sua storia si sta interessando il programma tv La vita in diretta.
«Non siamo stati informati del foglio di via ad Aita - conclude Venturini - la Questura non ha preso contatti con il settore sociale del Comune. Per quanto riguarda Storti era ben conosciuto e seguito, ma aveva sempre rifiutato qualsivoglia proposta di assistenza. Confermo, però, che aveva una sorella ad Ancona, ma questa non ci ha interpellati, perciò non abbiamo notizie ufficiali in merito al ricongiungimento».
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