«Ciao cuginetto mio!» con tanto di cuoricini, l'anonimo «Ti volevamo

Domenica 31 Luglio 2016
«Ciao cuginetto mio!» con tanto di cuoricini, l'anonimo «Ti volevamo bene» e soprattutto il toccante «Sei e sarai sempre il mio primo grande amore», accompagnato da una firma poco leggibile. All'ingresso della basilica dei SS. Giovanni e Paolo, i numerosi messaggi riportati dal registro di partecipazione al lutto per la scomparsa di Filippo Marin non lasciano certo indifferenti e provocano commozione anche in chi non lo conosceva bene. Ma a colpire ancora di più, è l'atteggiamento composto dei compagni di classe del giovane e il pianto sommesso di tante sue amiche. Tutti raccolti in gruppo e rigorosamente in nero. Salvo quelli che in quel tragico 20 luglio erano in vacanza con lui in Portogallo, che per distinguersi dagli altri e omaggiarlo con l'esecuzione delle sue canzoni preferite, hanno scelto il bianco. Quelli della IV D del Liceo artistico, tengono a chiarire che per loro «Pippo non se ne è andato. È solo passato dall'altra parte». E precisando all'uscita che «tutto quanto c'era da dire è stato detto», preferiscono stare zitti oppure ripetere o aggiungere solo qualcosa alle parole già pronunciate da Elisabetta e Camilla durante e a margine della funzione religiosa. In primo luogo, c'è l'annuncio che il ragazzo sarà ricordato da un albero, piantato in luogo ancora da definire e che i suoi compagni hanno preferito ai classici mazzi di fiori (dai parenti, invece, l'invito a devolvere contributi a favore della Federazione italiana malattie rare, «perché anche Pippo avrebbe voluto così»). E poi ci sono i tanti ricordi a microfono aperto e spento, per focalizzare meglio la ricca personalità di un diciannovenne già vincitore di un premio per l'architettura. «Era sempre allegro e un'eccellente compagnia - dice Camilla - Aveva commenti divertenti su tutto, ma si trasformava in una persona serissima quando si affrontavano temi legati all'architettura, la sua grande passione». Considerazioni che trovano conferma nelle parole di papà Marco, che sottolinea come il figlio amasse conversare con lui soprattutto di design, e come il meglio di sè fosse portato a darlo «nei progetti architettonici più visionari, realizzati a casa e tenuti lontani da scuola». «Per tirare su una capanna su un albero, era capace d'intrattenerci come si trattasse della progettazione di un palazzo - continua Elisabetta - Ma era anche capace di divertirsi e divertire, in ogni occasione. Aveva un modo di relazionarsi con gli altri molto simpatico, e mai irriverente. Noto e apprezzato da tutti, poi, il suo interesse per la cucina. Si cimentava nella preparazione di torte buonissime. Ma a questo livello, poteva anche combinare errori: il compleanno passato insieme al suo pollo crudo, credo proprio che non riusciremo a dimenticarlo mai».
V.M.C.

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci