«Aiutiamo la prof a capire gli sbagli»

Lunedì 16 Gennaio 2017
Sabato non c'erano tanti studenti al liceo Marco Polo. E gran parte di questi è venuta a sapere del licenziamento della docente Fiorenza Pontini solo all'uscita, con reazioni di diverso tipo. La professoressa non si vede all'istituto da settembre, quando è scoppiato il caso per le sue espressioni razziste e xenofobe su Facebook.
«A scuola si respirava la possibilità che potesse anche essere licenziata - spiegava Guido F. - dopo il provvedimento di sospensione, anche se non si sapeva quando sarebbe stato reso pubblico. Con il clamore mediatico che si è verificato era però prevedibile». Infatti, il provvedimento è stato consegnato alla professoressa a fine dicembre, ma è diventato di dominio pubblico solo sabato. I ragazzi hanno evidenziato come ci fosse anche chi potesse aver sofferto nel leggere quelle parole: «Era difficile che potesse tornare dietro alla cattedra - continuava Carlotta M. - Perché ci sono state persone che si sono sentite direttamente chiamate in causa. Come avrebbe fatto a relazionarsi nuovamente con quelle persone?».
Mentre per un'altra studentessa si è voluto dare un segnale forte: «Questa scelta è stata un messaggio per tutta la comunità, ci sono altre scuole veneziane che hanno insegnanti esposti politicamente in estremismi, ma che svolgono il loro lavoro». I tre studenti però sono concordi nel proporre anche una possibile alternativa: «Sarebbe utile farle affrontare un percorso di comprensione, un qualcosa di costruttivo che la aiuti a capire i valori che la scuola ha voluto trasmettere attraverso i vari incontri che si sono susseguiti in seguito alla vicenda». Più dura un'altra parte della scuola, rappresentata da Sabrina A.: «Ho fatto girare la pagina del giornale, ma non tutti hanno risposto. Chi fa parte del collettivo più attivo è rimasto soddisfatto, perché non può esserci spazio per queste ideologie nella scuola, dove la figura dell'insegnante è anche educativa». Mentre l'ex rappresentante d'istituto Sebastiano Bergamaschi, chiarisce: «Per lei era diventato difficile pensare di insegnare qui, un conto è avere una simpatia politica, un altro è esprimersi così. Speriamo sia da monito per gli altri docenti che la pensano così e che se ne parli, perché l'aspetto educativo non può prescindere da queste considerazioni».
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