Cinquantaquattromila abitanti, quasi 30 milioni di turisti all'anno, ma c'è un app che promette di attirarne ancora di più. Sweetguest è sbarcata a Venezia e promette di ottimizzare la visibilità di chi affitti attraverso Airbnb.
Un sogno per chi affitta case ai turisti, un incubo per i veneziani, che alla sola idea di trovarsi le calli ancora più intasate rabbrividiscono. L'obiettivo della app è chiaro: Contribuire all'evoluzione del settore del turismo, grazie a componente tecnologica e sharing economy, per ricevere più prenotazioni possibili, valorizzando le zone del paese non sfruttate pienamente, spiega la nota diffusa a mezzo stampa. La start-up mira a fornire un servizio di intermediazione tra ospiti e proprietari, permettendo di monitorare prenotazioni e guadagni tramite un'app dedicata. «Il servizio - spiega l'azienda - è pensato anche per multi proprietari e property manager che vogliano sfruttare un ulteriore canale di visibilità. Specialmente Airbnb. Venezia è una delle città su cui puntiamo i riflettori: siamo di fronte a uno dei luoghi più belli del mondo e grazie a Sweetguest vogliamo aiutare questo territorio a crescere ancora di più dal punto di vista turistico».
Snocciolando quindi dati: in nove mesi di attività sono state gestite 5mila prenotazioni e 12mila ospiti. A commentare la notizia è Matteo Secchi, fondatore di Venessia.com: «Si sfiora la comicità, andiamo sul cabaret, anche se più che ridere c'è da arrabbiarsi - sbotta - Mi tocca anche accendere la sigaretta per calmarmi. Sono stufo che mezzo mondo sfrutti il nome di Venezia per fare i propri affari. D'accordo, siamo in una società libera e libero mercato, si faccia ciò che si vuole, ma a livello etico c'è rabbia: qui viene gente da tutto il mondo per far soldi con il nome della mia città».
Secchi si esprime quindi anche sul discorso tecnico: «Mi spiace, ma queste società se vogliono usare il nome di Venezia dovrebbero pagare un mucchio di soldi. Se davvero dicono di voler aiutare la città, che donino il 10% dei guadagni per aiutare il tessuto socioeconomico che stanno invece contribuendo a distruggere». Non risparmia nessuno, Secchi: «È ora che Venezia cominci ad esser padrona del suo destino con regole specifiche. Da veneziano sono stufo di aspettare Regione, Ministeri, Stato e Comunità Europea: ci stanno distruggendo sfruttandoci». Non manca una sua proposta: «Visto che dobbiamo subire tutto questo, chiedo l'indennità del veneziano: 2mila euro al mese per sopportare tutti i disagi come gente nelle scale a tutte le ore e affittacamere improvvisati».
Tomaso Borzomì
© riproduzione riservata
Un sogno per chi affitta case ai turisti, un incubo per i veneziani, che alla sola idea di trovarsi le calli ancora più intasate rabbrividiscono. L'obiettivo della app è chiaro: Contribuire all'evoluzione del settore del turismo, grazie a componente tecnologica e sharing economy, per ricevere più prenotazioni possibili, valorizzando le zone del paese non sfruttate pienamente, spiega la nota diffusa a mezzo stampa. La start-up mira a fornire un servizio di intermediazione tra ospiti e proprietari, permettendo di monitorare prenotazioni e guadagni tramite un'app dedicata. «Il servizio - spiega l'azienda - è pensato anche per multi proprietari e property manager che vogliano sfruttare un ulteriore canale di visibilità. Specialmente Airbnb. Venezia è una delle città su cui puntiamo i riflettori: siamo di fronte a uno dei luoghi più belli del mondo e grazie a Sweetguest vogliamo aiutare questo territorio a crescere ancora di più dal punto di vista turistico».
Snocciolando quindi dati: in nove mesi di attività sono state gestite 5mila prenotazioni e 12mila ospiti. A commentare la notizia è Matteo Secchi, fondatore di Venessia.com: «Si sfiora la comicità, andiamo sul cabaret, anche se più che ridere c'è da arrabbiarsi - sbotta - Mi tocca anche accendere la sigaretta per calmarmi. Sono stufo che mezzo mondo sfrutti il nome di Venezia per fare i propri affari. D'accordo, siamo in una società libera e libero mercato, si faccia ciò che si vuole, ma a livello etico c'è rabbia: qui viene gente da tutto il mondo per far soldi con il nome della mia città».
Secchi si esprime quindi anche sul discorso tecnico: «Mi spiace, ma queste società se vogliono usare il nome di Venezia dovrebbero pagare un mucchio di soldi. Se davvero dicono di voler aiutare la città, che donino il 10% dei guadagni per aiutare il tessuto socioeconomico che stanno invece contribuendo a distruggere». Non risparmia nessuno, Secchi: «È ora che Venezia cominci ad esser padrona del suo destino con regole specifiche. Da veneziano sono stufo di aspettare Regione, Ministeri, Stato e Comunità Europea: ci stanno distruggendo sfruttandoci». Non manca una sua proposta: «Visto che dobbiamo subire tutto questo, chiedo l'indennità del veneziano: 2mila euro al mese per sopportare tutti i disagi come gente nelle scale a tutte le ore e affittacamere improvvisati».
Tomaso Borzomì
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