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Martedì 14 Febbraio 2017
La Regione si appresta a impugnare la legge di Bilancio 2017, probabilmente lo farà nella prossima riunione della Giunta regionale. All'origine, l'ulteriore richiesta statale di compartecipazione al coordinamento della finanza pubblica, per un valore quest'anno di circa 84 milioni. Cifra che si sommerebbe alle «stratificate» richieste, per dirla con l'assessore regionale alle Finanze Francesco Peroni, per le quali il Friuli Venezia Giulia quest'anno staccherà un assegno da 769 milioni, tanto è il saldo netto da finanziare.
Questa volta però la Regione ha detto: no. «Siamo stanchi di non essere riconosciuti per i nostri risultati, di essere trattati in modo iniquo», sintetizza l'assessore Peroni, «e bene ha fatto la presidente Serracchiani a mantenere il punto a Roma - su un terreno difficile anche nel rapporto con le regioni a statuto ordinario - insieme con la Sardegna», non accordando l'intesa per l'ennesimo contributo alle casse statali.
«Questi soldi, prudenzialmente accantonati nel bilancio 2017, non glieli vogliamo proprio dare per una questione di equità», aggiunge. A rafforzare tale decisione ci sarà l'impugnazione davanti alla Corte Costituzionale della legge di Bilancio nazionale 2017, dopo che la Regione aveva impugnato, per gli stessi motivi, la legge di Stabilità 2016. L'espressione della Consulta è attesa per la primavera. «La richiesta degli 80 milioni spiega Peroni si origina dalla legge di Stabilità 2016. Al comma 680 era indicato il contributo delle regioni alle casse dello Stato. A inizio 2016 abbiamo impugnato la norma ricorda -, ma allora il tema non ebbe gran risalto, poiché l'anno scorso l'impatto era neutro per i bilanci».
Tutt'altra faccenda quest'anno, quando alle Regioni speciali è chiesto un contributo di 422 milioni, di cui 84 milioni a carico del Friuli Venezia Giulia, che diventeranno 134 nel 2018 e 175 milioni nel 2019. Il «sacrificio» che viene richiesto alle Regioni a statuto ordinario 1,7 miliardi - farà sentire i suoi effetti non sulle risorse che esse hanno a disposizione, ma sugli aumenti che erano stati promessi e che ora non ci saranno. «Si tratterà cioè di una promessa di incremento non mantenuta, non di un taglio sull'esistente», puntualizza Peroni. Diverso lo scenario per il Friuli Venezia Giulia, perché quegli 80 milioni «inciderebbero sulla carne viva del nostro bilancio e si aggiungerebbero alla stratificata partecipazione alla finanza pubblica che sta mettendo alle corde l'autonomia».
Se n'è accorta anche la Corte costituzionale, che con la sentenza 188/2016 sull'extragettito Imu «ha dato un segnale diverso rispetto alle pronunce precedenti, sempre favorevoli agli interventi statali». Con la continua erosione del bilancio «si pone una questione di adeguatezza del nostro gettito alle funzioni statutarie». Per di più le ultime richieste avvengono non a seguito di un'emergenza economico-finanziara conclamata, come era accaduto in precedenza, «ma come conseguenza delle politiche espansive del Governo Renzi. Legittime, anzi benvenute precisa Peroni -, ma con le Speciali occorre instaurare un rapporto coerente con le caratteristiche di ciascuna». Anche se l'intesa è stata negata, la partita ora non è finita. «Dovremo vedercela a un tavolo noi e lo Stato», illustra Peroni, «nelle prossime settimane». Il confronto sugli 80 milioni «confluirà nella trattativa per aggiornare il Patto Padoan-Serracchiani, cioè i rapporti finanziari con lo Stato nel loro complesso».
Peroni non fa mistero del fatto che non sarà un confronto facile, «ma l'attuale assetto delle compartecipazioni e i flussi del gettito hanno bisogno di una profonda revisione. Allo Stato faremo presenti le anomalie che si sono generate in questi anni, con funzioni rimaste stabili, a fronte di compartecipazioni che sono state alterate. Con quel che diamo alla finanza pubblica - conclude -, sin qui siamo stati tutt'altro che non collaborativi».
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