Un'intera classe con Agnese «Promossa grazie a Skype»

Lunedì 16 Gennaio 2017
Un'intera classe con Agnese «Promossa grazie a Skype»
TREVISO - (ef) Agnese ha undici anni. In seconda elementare ha scoperto di essere malata di leucemia. Da allora trascorre buona parte della sua vita in corsia, da Treviso alla pediatria oncoematologica dell'Ospedale di Padova. Grazie alla determinazione di mamma Valentina, alla disponibilità delle insegnati e all'affetto dei compagni, in cinque anni ha perso 15 giorni di scuola. Passando gli altri davanti al computer, come se fosse in classe, alzando la mano come tutti gli altri. A turno, ogni mattina, i bambini hanno effettuato il collegamento, mettendo di fatto in contatto diretto Agnese e la sua sezione. Al posto del banco un monitor ma gli stessi quaderni, lo stesso impegno, le stesse emozioni.
«Questo - conferma la madre - ha permesso a mia figlia di non isolarsi dal mondo circostante, è stato un meccanismo semplice ma fondamentale per mantenerla legata alla sua realtà; purtroppo però è difficilissimo da inserire nel nostro contesto scolastico quotidiano». La scuola Toniolo è in sostanza stata premiata per un servizio che dovrebbe essere normale nelle scuole italiane. «Agnese ha usufruito di lezioni via skype, ma gli altri bambini non sono così fortunati- conferma Carla Giugno, maestra del presidio ospedaliero, altra premiata ieri - Nelle altre scuole è molto difficile: ci sono problemi di strumentazioni, ma ci sono anche resistenze legate al fatto che la lezione in video conferenza a volte è sentita come un controllo». A Padova, ad esempio Valentina, riceve continue richieste di informazioni dai genitori degli altri piccoli degenti. «L'esperienza delle elementari è stata determinante per insegnare anche a noi genitori che è un nostro diritto chiedere che la tecnologia sia utilizzata per facilitare la vita a figli che hanno bisogni speciali». Carla Giugno, maestra all'ospedale, dice: «Seguiamo circa 400 ragazzi all'anno garantendo la continuità scolastica dei nostri piccoli alunni degenti».

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