Tonon: «Non possiamo smantellare un sistema essenziale per i cittadini»

Martedì 23 Maggio 2017
Tonon: «Non possiamo smantellare un sistema essenziale per i cittadini»
Una riforma sanitaria che non convince. Perché, se anche l'iter è stato condiviso, sono venute meno molte promesse fatte. Per questo i sindaci, per ora quelli del distretto sud, omogenei anche per provenienza politica, hanno risposto in massa alla chiamata di Ca' Sugana. E ieri, nella sala riunioni del comando della polizia locale, hanno cercato di mettere sul tavolo i temi più caldi per organizzare delle audizioni in Regione, evitando che passi sopra le loro teste una redistribuzione che poi inevitabilmente si ripercuoterà sui cittadini, prima di tutto, e poi sui portafogli comunali, con la delega di buona parte del sociale. L'atteggiamento, però non è polemico. Si studiano proposte e correttivi.
«C'è in ballo una riforma sanitaria che non soddisfa gli amministratori, anche perché all'orizzonte si pone una rivisitazione della figura del direttore dei servizi sociali che è il tramite tra la sanità veneta e gli enti territoriali che poi assicurano i servizi sociali - spiega il segretario provinciale Pd Lorena Andreetta - se non garantiamo un servizio sanitario e sociale di livello, cosa garantiamo?». Paolo Galeano, sindaco di Preganziol, era seduto con Monia Bianchin (Ponzano) e Roberto Tonon (Vittorio Veneto): «Non possiamo permettere che venga smantellato un sistema che ha dei presìdi importantissimi per i nostri cittadini- ridadisce - Dobbiamo fare bene i conti con quello che i nostri cittadini perdono o guadagnano dalla riforma».
Ma il conto delle perdite potrebbe essere presto fatto: centri diurni, supporto alla disabilità e comparto di salute mentale, lasciamo intendere i primi cittadini. «È questo il paradosso - puntualizza Paola Moro, sindaco di Monastier, con Miriam Giuriati (Casier) e l'assessore al sociale Antonella Cenedese di Silea - ho visto aumentare la quota capitale, che è la quota che noi paghiamo per ogni cittadino per garantire il sociale, e poi la riforma toglie dei servizi. La cosa ci preoccupa moltissimo». L'andazzo è tale per cui già ora sono intervenuti gli erari comunali per preservare alcuni servizi di supporto al disagio adolescenziale e all'handicap. È l'esempio della cooperativa Alternativa a Maserada: «Per mantenere in vita i supporti alla disabilità che la cooperativa - garantisce - ci siamo tassati noi. Abbiamo infatti dovuto rivedere la quota capitaria: ci era stato chiesto un aumento di 2,50 euro pro capite. Ci siamo opposti e siamo riusciti ad ottenere l'aumento di un euro, ma il Comune si è addossato parte dei costi». I comuni però, con la legge di stabilità e la progressiva decurtazione dei finanziamenti ministeriali, hanno le mani sempre più legate. E, se la Regione punta tutto sul servizio sanitario a discapito del sociale, le ripercussioni non tarderanno a manifestarsi. «Sarà sempre più difficile - conclude Pieranna Zottarelli, sindaco di Roncade - mantenere il livello di sicurezza sociale e le buone pratiche di supporto alle famiglie con disabili fisici e psichici. E non vogliamo perdere quanto costruito con fatica in tanti anni».

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