Terrore al ranch: fuoco su Kuki

Lunedì 24 Aprile 2017
Terrore al ranch: fuoco su Kuki
Nuovo assalto in Kenia: Kuki Gallmann colpita allo stomaco da un colpo d'arma da fuoco. Sveva e la piccola Kaya Octavia erano state allontanate dal ranch un mese fa. Troppo rischioso vivere nella Conservacy di Laikipia. Ma Kuki no, lei è rimasta. L'aveva detto subito: di qui non mi muovo. E continuerà a rimanere, anche se sabato notte le hanno sparato un colpo allo stomaco. Ora è piantonata all'Aga Khan Hospital di Nairobi, una clinica non per tutti. Parla a fatica. Passata la grande paura, spera solo di rimettersi in piedi e tornare a Ol ari Nyiro, il posto della primavera. Ed è proprio nel ranch di 100mila acri nel nord del Kenya, che la scrittrice e attivista trevigiana, 73 anni, figlia dell'indimenticato Cino Boccazzi, è stata vittima di un attentato. Le sue condizioni sono gravi ma con un filo di voce ha detto alla figlia: «Vogliono intimidirci». Se è viva, lo deve solo all'intervento delle forze del Kenya Wildlife Service. Sabato sera aveva praticamente completato un sopralluogo all'interno del ranch con l'autista ed era quasi rientrata nella casa padronale. Ma parliamo di territori vasti che l'esercito, spedito a proteggerla dopo gli ultimi agguati, non può certo coprire. «Questi mandriani avevano messo un tronco in una strada per bloccare le macchine in modo da poter far pascolare le bestie e nel momento in cui Kuki e la scorta sono arrivati lì e si sono fermati, li hanno aggrediti. Hanno sparato all'autista al braccio- spiega Freddie Del Curatolo, giornalista titolare di Malindikenya.net- e hanno preso Kuki allo stomaco; l'autista è riuscito a scappare e ha chiamato i Rangers del KWS Kenya Wildlife Service che sono arrivati per disperdere i pastori. Loro, intanto, hanno avuto una via di fuga per scappare verso l'ospedale». Poi il viaggio in elicottero alla clinica di Nanyuki e il trasferimento definitivo a Nairobi in una struttura superspecializzata. Dal padre Cino Boccazzi, grande intellettuale trevigiano, medico scrittore pilastro del premio Comisso mancato 7 anni fa, Kuki ha preso le due passioni della sua vita: i viaggi e la scrittura. E, ripetono gli amici trevigiani, la testardaggine. Quella stessa determinazione che non l'ha mai fatta indietreggiare, neanche di fronte ai ripetuti assalti di pastori e bracconieri, come un mese fa quando la sua tenuta fu centrata da colpi di khalashikov. Questa volta il bersaglio erano Sveva, la figlia 37 enne nata pochi mesi dopo la morte del marito Paolo, che ha deciso di restare in Kenya e portare avanti la battaglia per la difesa degli animali e delle specie arboree. Perchè al centro di una guerriglia sempre più sanguinosa, c'è solo una cosa: la terra. La grande siccità in Kenya sta sospingendo tribù di pastori che, opportunamente aizzati dal potere governativo, si stanno rivoltando contro gli europei proprietari delle grandi tenute del Paese. E nel mirino dei Potok, mandriani nomadi che si spostano tra Kenya e Uganda, è finita la Laipikia Nature Conservancy, il ranch di 100mila acri di Kuki Gallmann. Ci vivono elefanti e rinoceronti neri. Ci sono i nidi di oltre 400 specie di uccelli. Bisonti, zebre, ghepardi, leopardi, leoni, oltre 2.350 differenti specie e sottospecie di piante. Una foresta protetta, e da proteggere con la fondazione nata sulla memoria del marito Paolo e il figlio Emanuele, che Kuki ha sepolto in quella stessa terra quando sono morti, entrambi, nei primi anni Ottanta. «E' la mia casa, è la mia vita: non me ne vado» aveva chiuso Kuki pochi giorni fa. Prima di questo ennesimo atto d'intimidazione. «Il problema continua Del Curatolo- è che i pokot sono spalleggiati da signorotti locali che vogliono impadronirsi dei terreni e nessuno fa niente: vogliono fare in modo che i bianchi se ne vadano per occupare i loro terreni». Kuki l'ha detto mille volte che non ha paura di morire: combattenti si nasce.

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