«Telefoniamo per conto dell'Inps, per la pratica della pensione del parroco.

Martedì 23 Agosto 2016
«Telefoniamo per conto dell'Inps, per la pratica della pensione del parroco. Servirebbe un bonifico da 2500 euro per le spese legali, le lascio tutti i dati per provvedere». Le due chiamate, a distanza di un giorno l'una dall'altra sono arrivate in altrettanti istituti religiosi della provincia. Dall'altro capo della cornetta, secondo la ricostruzione dei carabinieri, c'erano due truffatori originari della Sicilia: uno di 37 anni e il suo complice di 45.
I due episodi risalgono al 26 e al 27 aprile scorsi quando i direttori di due istituti religiosi trevigiani ricevono la stessa telefonata. I malfattori conoscono un dato essenziale per la buona riuscita del piano: tra i parroci che fanno parte delle strutture ce ne sono due che hanno fatto richiesta della pensione di invalidità. I due malviventi si presentano come rappresentanti di uno studio legale e spiegano di chiamare per conto dell'Inps. Per essere più credibili lasciano anche una serie di indirizzi e recapiti oltre al numero di conto corrente su cui fare il bonifico di 2500 euro ciascuno. Dettagli e circostanze che anche ad un interlocutore accorto potrebbero apparire credibili ma che invece ad entrambi i direttori lasciano dei dubbi tanto da spingerli a comporre il numero delle forze dell'ordine. «Hanno capito che quella richiesta non poteva essere vera e ci hanno contattato - spiega il comandante della compagnia dei carabinieri di Treviso, Stefano Mazzanti -. Partendo da quel conto corrente postale sul quale sarebbero finiti i soldi abbiamo avviato l'indagine». Da quella sequenza numerica i carabinieri sono risaliti ad una persona e ad un numero telefonico. Le comparazioni hanno fatto cadere i dubbi residui ed hanno permesso di denunciare i due che già in passato avevano avuto qualche guaio con la giustizia. I truffatori, uno dei quali detenuto in carcere a Siracusa e l'altro residente a Belluno ma di fatto irreperibile, sono stati denunciati per tentata truffa. L'indagine dei carabinieri non è però terminata. Le forze dell'ordine vogliono capire come facessero a conoscere il dato riservato della richiesta di pensione presentata dai due religiosi. «Si tratta di un dato sensibile - ha spiegato il capitano Mazzanti - che non è nella disponibilità di tutti». Capire come lo abbiano avuto potrebbe permettere di risalire ad ulteriori vittime che a differenza dei religiosi non sono riusciti ad evitare di cascare nel tranello.

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