Tantissimi: ma non c'è il Montello

Lunedì 23 Gennaio 2017
Tantissimi: ma non c'è il Montello
In quattromila alla Marcia dei mille piedi. Una vera e propria marea umana, fatta di grandi e piccoli, italiani e immigrati, giunta da tutta la regione in auto ma anche con pullman organizzati ha partecipato ieri all'evento promosso da Ritmi e danze dal mondo, sostenendo il motto Conosco un altro Montello, in relazione alla gestione della questione migranti. Centodue le associazioni aderenti, relativamente pochi, in proporzione, i residenti di Giavera e nei Comuni limitrofi. Per quanto riguarda i politici, hanno sfilato, senza simboli, Laura Puppato e Andrea Zanoni; mancavano i sindaci e gli assessori di Giavera e degli altri Comuni del Montello, mentre si sono notati gli ex sindaci Piero Zanatta e Fausto Gottardo oltre a vari consiglieri d'opposizione ed ex consiglieri dei vari centri. Accanto a Don Narciso, parroco di Giavera, il vicario generale monsignor Cevolotto. Se a risentire dell'enorme afflusso è stata la viabilità, con la Marosticana bloccata anche per il concomitante carnevale di Volpago, durante l'evento tutto si è svolto con una regolarità quasi incredibile, grazie sia alla perfetta organizzazione sia ad un numero più che consistente di rappresentanti delle forze dell'ordine. Lungo il tracciato di tre chilometri nelle vie ad ovest di villa Wassermann, luogo di ritrovo, non si è colta nessuna delle preannunciate puntine di Forza nuova. «Abbiamo vegliato tutta la notte -dice Stefano Donà, coordinatore- sulla villa e sul tracciato». In marcia, né bandiere né manifesti politici, ma solo quelli dell'organizzazione che, prima stesi a terra al centro del parco, sono poi stati portati lungo il percorso. In testa, Per un Montello da costruire assieme, seguito da tanti altri messaggi. Né tendopoli né caserme, costruiamo la dignità poteva essere letto come un'implicita risposta alla soluzione polveriera mentre un'accoglienza intelligente porta risorse al territorio e alla gente trasmetteva l'idea dei partecipanti sulle modalità di intervento. Niente cori spontanei lungo la strada, ma solo la musica di una banda brasiliana e di una balcanica oltre che di altri singoli o piccoli gruppi. Le mille scatoline realizzate dai rifugiati del centro di Giavera e contenenti una poesia sono andate a ruba, graditissimo l'anellino per gli uccellini destinato ad ogni associazione. Conteneva la parola in viaggio, scritta in Eritreo, luogo di provenienza dell'ultimo rifugiato arrivato a Giavera. La manifestazione, con un crescendo di coinvolgimento, è poi continuata al Palamazzalovo di Montebelluna, dove, di fronte ad un pubblico da tutto esaurito, l'attore Marco Paolini, che in precedenza aveva sfilato a Giavera in incognito per una parte della marcia, ha strappato applausi. Il suo discorso, partito da Steve Jobs, si è soffermato sul bisogno di connessione delle persone, ma ha anche recitato una parte del noto monologo sul rugby tratto da Album d'aprile. «Alla mobilità su questo pianeta non si può dire no -ha poi aggiunto- Ognuno di noi è in movimento verso qualcosa. Io ad esempio sono un immigrato digitale». E da Paolini è arrivato anche l'unico riferimento esplicito alla fiaccolata di Volpago. «Non ce l'ho con chi ha partecipato alla fiaccolata -è stato il concetto- anche loro avevano bisogno di contare su qualcuno e qualcuno forse è anche qui».

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