Sostituire le canalette con il sistema di irrigazione dei campi a pioggia. Solo

Domenica 31 Luglio 2016
Sostituire le canalette con il sistema di irrigazione dei campi a pioggia. Solo così si potranno dimezzare i prelievi dal Piave, restituendo l'acqua al fiume che in questi giorni, come ogni estate, è in secca. «Mettiamo una volta per tutte il fiume tra le priorità e quindi facciamo diventare prioritari anche i piani per il risparmio dell'acqua - è l'appello di Giuseppe Romano, presidente del consorzio di bonifica Piave - lancio la sfida: politica, istituzioni e mondo agricolo si uniscano a noi per riuscire a portare a casa i fondi necessari per mettere fine alle secche. I progetti sono già pronti». Servono parecchi soldi: minimo 150 milioni di euro. Il passaggio dalle canalette al sistema a pioggia costa infatti tra i 5 e i 6 milioni per mille ettari. E ad oggi metà del territorio del consorzio, circa 30 mila ettari, è ancora servito da decine e decine di chilometri di canalette, sistema di irrigazione tra i più dispersivi. Il conto totale è presto fatto. «Rispetto al sistema a scorrimento - sottolinea il presidente - quello a goccia permetterebbe di dimezzare i prelievi dal Piave». Entro fine anno dovrebbe essere lanciato un bando nazionale legato ai piani irrigui da circa 300 milioni di euro. Un'occasione ghiotta per la Marca. E quest'anno è anche andata bene. Solitamente le secche arrivano anche un paio di mesi prima. Ma alla fine il problema è lo stesso. I primi a soffrirne sono i pesci e la selvaggina. Le legge prevede un flusso minimo: 10,01 metri cubi al secondo all'altezza della traversa di Nervesa. Ieri si era a 13,8. Dal consorzio assicurano che non si scende mai sotto la soglia prevista. Però non basta. A Maserada ora si vedono solo sassi. Da qui l'appello di Romano. «D'estate tutti dicono che manca l'acqua. Ma quando è stato il momento di andare a battere cassa per finanziare gli interventi ci siamo sempre trovati soli - conclude - adesso è il momento di fare squadra. La politica, le istituzioni, compresa la Provincia di Belluno, il mondo agricolo e tutti gli altri lavorino con noi per riuscire a portare a casa qualche fondo». Altrimenti tra un anno, nel bel mezzo dell'estate, ci si ritroverà ancora a parlare del fatto che al Piave manca l'acqua.

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