«Scampati all'orrore per caso»

Sabato 19 Agosto 2017
«Scampati all'orrore per caso»
No tinc por. Non ho paura, in catalano. È il grido levatosi dalla folla che ieri si è radunata in plaza de Catalunya per abbracciare Barcellona a nemmeno 24 ore dall'attentato sulla Rambla che ha causato 14 morti. E non hanno paura nemmeno molti trevigiani che si trovano in vacanza nella città iberica. Un po' di timore c'è, inutile nasconderlo. Qualcuno ha deciso di rientrare subito nella Marca. Ma molti hanno scelto di rimanere.
È il caso di Federica Pigozzo, 30enne, impiegata e consigliere comunale di Castello di Godego, a Barcellona con un'amica. «Torniamo mercoledì. Adesso sembra quasi che non sia successo niente. Tutti hanno ripreso a passeggiare e a mangiare fuori. È strano racconta per noi non è proprio come prima. Ora quando vediamo qualche faccia strana in metro ci prende un po' di paura. Ma ci facciamo coraggio. Abbiamo deciso di rimanere». Per lei, in particolare, non è semplice. Giovedì si è vista la morte in faccia. Solo per qualche secondo non ha incrociato la folle corsa del furgone bianco che ha seminato la morte lungo la Rambla.
«Avevamo fatto solo dieci gradini verso la metro, quando abbiamo sentito un botto e delle grida arrivare dalla superficie ricorda Federica siamo subito risalite: abbiamo visto tutti che fuggivano e il furgone fermo, con la parte anteriore disintegrata. Eravamo a tre metri. Nei primi secondi abbiamo pensato a un incidente. Ma poi, visto che non c'era nessuno a bordo del mezzo, abbiamo capito che si trattava di un attentato. Di seguito, abbiamo visto i primi poliziotti arrivare con le pistole in pugno. Ci siamo riparate in una piazzetta vicino alla Rambla».
Momenti impossibili da dimenticare. Come quelli vissuti da quattro giovani di Conegliano: si sono fermati a bere una sangria circa 200 metri prima del luogo dell'attentato. Senza questo stop avrebbero rischiato di incrociare la corsa del furgone.
Ha scelto di rimanere in Spagna anche Desirèe Vedelago, 22enne di Istrana. Era arrivata a Barcellona per una vacanza proprio poche ore prima dell'attentato. Una volta scoppiato il caos è rimasta chiusa in albergo. I proprietari hanno tenuto tutti all'interno fino a quando la polizia non ha comunicato il cessato pericolo. «Restiamo qui. Oggi è tutto molto tranquillo. L'unica differenza sta nel numero di agenti delle forze dell'ordine. Adesso sono il triplo». Lei tornerà lunedì, come previsto.
Ma c'è anche chi ha preferito rientrare subito nella Marca. Marco e Luca, due amici 40enne di Treviso e Carità, hanno lasciato ieri Barcellona. Dopo un solo giorno. «Abbiamo scelto di tornare a casa perché non volevamo vedere una città blindata, com'era di fatto anche l'aeroporto, e per gli eventuali rischi specificano eravamo arrivati proprio giovedì. L'aereo aveva fatto mezz'ora di ritardo. Una caso che ci ha salvato la vita: fosse stato in orario, saremmo stati anche noi sulla Rambla».

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