Quadri rubati: portinaio licenziato

Giovedì 30 Giugno 2016 di Lorenzo Feltrin è accusato di essere il committente del colpo in cardiologia
Quadri rubati: portinaio licenziato
Licenziato. Lorenzo Feltrin, il portinaio 54enne accusato di essere il committente del furto di tre quadri dal reparto di cardiologia nell'estate del 2013, non è più un dipendente dell'Usl di Treviso. La fine del rapporto di lavoro è stata ufficializzata alla luce dell'esito del procedimento disciplinare a suo carico avviato dopo il fatto dalla stessa azienda sanitaria. Per l'Usl è venuta meno la base di fiducia necessaria per poterlo avere ancora come portinaio al Ca' Foncello. Da qui la decisione di rompere il contratto in modo unilaterale senza attendere la fine del processo. Feltrin è stato infatti rinviato a giudizio per il furto delle tele. E per lo stesso motivo era finito nei guai anche Ivan Gheller, infermiere 50enne del reparto di cardiologia, che ha ammesso le proprie responsabilità cavandosela con quattro mesi di reclusione e una multa. I fatti risalgono ormai a tre anni fa. Tra il 15 e il 31 luglio del 2013 dai muri del reparto di cardiologia sparirono tre quadri del pittore Riccardo Licata, artista torinese di 84 anni che aveva prestato le proprie opere per la mostra «L'arte fa bene al cuore». L'iniziativa, che si ripete ogni anno, è promossa dal primario Zoran Olivari con l'auspicio che le opere esposte possano costituire fonte di rilassamento per i pazienti e i loro accompagnatori che vivono spesso con ansia l'attesa per visite ed esami. Ma Feltrin non ci sta a perdere il posto di lavoro. Per questo ha presentato ricorso al tribunale del lavoro di Treviso chiedendo al revoca del licenziamento e la condanna dell'azienda sanitaria al pagamento delle indennità previste e degli stipendi maturati dall'inizio dello scorso febbraio, data in cui è stato formalmente interrotto il rapporto di lavoro. Dal canto suo, l'Usl 9 non ha dubbi ed è pronta a difendersi: «Le censure dedotte - tagliano corto - appaiono infondate sia in fatto che in diritto». Ora la parola passa al tribunale.(((favarom)))

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