Nordio: «La politica non fa per i magistrati»

Martedì 18 Luglio 2017
Nordio: «La politica non fa per i magistrati»
Il suo nome gira da tempo. Non è un mistero, per esempio, che Giancarlo Gentilini lo consideri un ottimo candidato sindaco. Stessa opinione la si ritrova nella Lega e in ampie fette del centrodestra. Carlo Nordio, ex pm coordinatore di indagini di grande spessore come quella sul Mose o, negli anni Settanta, sulle Brigate Rosse venete, viene spesso indicato come lo sfidante ideale da contrapporre nel 2018 a Giovanni Manildo. Ma lui, pur onorato da tante attenzioni, rimane fermo sulla sua posizione: «Un magistrato non dovrebbe mai dedicarsi alla politica: né quando è in carica, né quando smette».
Nordio lei è nella rosa dei possibili candidati sindaci per il centrodestra.
«Negli ultimi 15 anni sono stato contattato varie volte, sia da amici che personalità politiche, interessati a sondare la mia disponibilità ad entrare in politica o assumere un ruolo amministrativo».
E cosa ha risposto?
«Quello che risponderò anche adesso: ringrazio per l'onore di essere stato preso in considerazione, considero la politica un humus di grande rilevanza sociale, ma per ragioni di principio dico di no».
Un magistrato non deve fare politica.
«Esatto: a maggior ragione quando è in attività. Ma non dovrebbe candidarsi nemmeno dopo, come scrivo nel mio editoriale di oggi».
Una regola che non tutti seguono.
«Chi, come me, ha condotto varie inchieste con risvolti politici, potrebbe insinuare il dubbio che lo abbia fatto per poi costruirsi una posizione dopo. E non è il mio caso. Mi fa inorridire che qualcuno possa pensare questo di me. E poi candidarsi vorrebbe dire approfittare di una certa notorietà tipica di chi fa il magistrato. Sarebbe una concorrenza sleale».
Ma a lei verrebbe chiesto di fare il sindaco, non il politico in senso stretto.
«Non giochiamo sulla distinzione tra politico e amministratore. Anche l'azione di un sindaco o di un assessore ha una pur sempre una forte connotazione politica».
Insomma, non intende ripensarci.
«Quello che vale per me, vale per tutti i magistrati. Ringrazio chi pensa che sia all'altezza di fare il sindaco. So che il mio nome circola, su Facebook ci sono tante persone che mi considerano bello e bravo, adatto per questo ruolo. Ma non basta essere delle brave persone per essere un buon sindaco. Amministrare è una cosa, che sinceramente, non penso di saper fare».
E da trevigiano che giudizio dà della politica e della gestione della città negli utlimi anni?
«Tutti sanno che ho idee liberali. Premetto poi che il sindaco è un amico personale e gli auguro di affrontare una competizione leale. Ma sono preoccupato per una cosa: il fenomeno immigrazione».
Un tema caldissimo.
«È un problema che tocca la città, la Regione e l'Italia. Stiamo subendo un'immigrazione incontrollata che, alla lunga, creerà problemi di sicurezza e sanitari. Un conto è poter garantire un'accoglienza dignitosa, un conto dover affrontare un'immigrazione massiccia».
È una posizione cara al centrodestra.
«Queste sono le mie idee politiche. Ma non riguardano certo i rapporti personali con il sindaco».

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