Meno ufficio e più incontri

Mercoledì 18 Gennaio 2017
Meno ufficio e più incontri
Tornare in mezzo alla gente, riducendo il tempo impegnato a ricucire beghe interne o a risolvere problemi che ingolfano la macchina comunale: attività utile ma che paga poco in termini di consenso. Giovanni Manildo, all'indomani della classifica sul gradimento dei sindaci italiani pubblicata dal Sole 24 Ore che lo relega al 92° posto su 104, riflette su come rilanciarsi. E la via individuata è una sola: basta lavorare nelle retrovie e farsi vedere più spesso tra i cittadini. Cosa che Manildo ha sempre fatto, ma che dovrebbe fare di più. «Mi piace stare in mezzo alle persone, mi piace molto di più che stare in ufficio a lavorare per risolvere i problemi della macchina comunale - confessa - in questo primo periodo purtroppo ho dovuto affrontare dei temi, magari poi rimasti irrisolti, e dedicare molta parte del mio tempo a un lavoro d'ufficio. Da adesso cercherò di stare molto di più in mezzo alle persone. Amo molto andare agli incontri pubblici, dove c'è tanta gente. Ne ho sempre riscontri positivi anche da un punto di vista personale. Vedrò di farne molti di più». La nuova strategia, insonna, è già segnata: ritrovare il calore della gente e quella confidenza che l'impietosa realtà dei sondaggi ha annunciato non esserci più. Manildo ci tiene molto, anche se resta convinto che non sia il caso di farsi condizionare troppo da una classifica che, di anno in anno, può cambiare radicalmente riservando sempre molte sorprese: I sondaggi sono da prendere così, senza sottovalutarli ma anche senza farsi condizionare. Li considero comunque un indicatore da leggere per migliorare il rapporto con la città. Noi siamo pronti ad ascoltare tutti, ad andare avanti e a convincere anche quelle 600 persone scelte come campione da intervistare». Il sindaco poi non rinnega la gestione di un tema che, a detta di molti, ha condizionato le risposte dei trevigiani: la gestione dei richiedenti asilo. «Per qualcuno, in passato, ha sicuramente pagato l'atteggiamento di evitare i problemi - ribatte - porta più popolarità che affrontarli. Ma io sono dell'idea che le questioni vadano sempre affrontate con serietà, come abbiamo fatto, e stiamo facendo, nel caso dei profughi».

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