L'album in bottiglia la sfida di Cenedese

Domenica 4 Giugno 2017
Nei vigneti dei nonni a Valdobbiadene, Alessandro Cenedese, già musicista dei L.ego, ha trovato l'ispirazione e il luogo di realizzazione di nuovo progetto di «artigianato digitale in musica». Si chiama Maine wine session - ad ogni disco il suo vino e consiste in un crowdfunding gestito dal sito musicraiser.com con scadenza tra meno di una settimana.
«Nasce come start-up, un modo per invertire i sistemi del mercato discografico e risolverlo» spiega Alessandro Cenedese, di ritorno da Roma dove ha trascorso alcuni anni. L'album verrà realizzato sia in vinile sia in una vera e propria bottiglia di vino prodotta nella stessa zona che conterrà i codici per scaricare i brani in digitale (l'etichetta della bottiglia sarà essa stessa la copertina del disco). E' la modernità della produzione artistica. Entri nel sito e scegli: «Per i raiser sarà possibile visitare il vigneto e la vecchia cascina, essere miei ospiti per pranzo/cena (dove cucinerò io), passare un week-end per due persone nel Bed and breakfast dove è stata fatta la pre-produzione del disco tra le colline del prosecco con una visita guidata del sottoscritto e degustazioni in cantina».
Come sta andando?
«Non nascondo le problematiche sociali riscontrate finora. Il 70% del finanziamento, al momento, arriva da fuori, cioè da un cerchio esterno alle mie frequentazioni. E' un sistema già rodato all'estero e per assurdo musicraiser.com è tutto italiano. Ho copie prenotate da Londra, Berlino, Helsinki, Hong Kong».
Dai L.ego a Roma and back. Cosa l'ha riportato nella Marca?
«Si è sempre di passaggio, l'importante è ricordare la strada del ritorno. Roma è stata uno spartiacque storico per me, ci vado volentieri ogni tanto ma non ci metterei radici».
Interessante l'abbinamento bottiglia-cd, come nasce?
«E' un modo per ridare una dignità fisica alla musica, per questo ho scelto di stampare inizialmente in vinile. La decisione della bottiglia è stata piuttosto naturale: ho scritto l'album nel vecchio vigneto di mio nonno. Crescevano le canzoni-maturava l'uva. Magari la gente ascolterà la musica, ne berrà il luogo e userà la bottiglia vuota come portacandele. E' bucolico, I know».
Qualche anticipazione del nuovo disco?
«Sarà sicuramente un disco solista, l'ambientazione è new-retro/wave. Sto lavorando con Nicola Manzan (Bologna Violenta) che curerà la produzione artistica. Ho sempre lavorato in studi di un certo livello, ora invece dobbiamo stare attenti all'abbaiare dei cani o al canto del gallo quando registro le voci (si fa tutto in cascina), Nicola sta facendo un incredibile lavoro di restauro dei miei demo registrati nelle situazioni più bizzarre. Mai come ora sento un disco con una vita propria».
Dove promuoverà il nuovo disco?
«Divertendomi, voglio decontestualizzare i luoghi della musica. Non ci sono più i club dove suonare? Bene, troveremo un modo per suonare altrove. Quando manca qualcosa o ci si lamenta o la si inventa. C'è un termine qui dalla sinistra del Piave che racchiude in sé sufficienza, attitudine e amore. Quella parola è: stroz».

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