TREVISO - Era l'amico degli ultimi. Ma non solo. A salutare monsignor Fernando Pavanello, in chiesa ieri mattina, c'erano davvero tutti: i vertici dell'Anffas, l'associazione famiglie disabili intellettivi e relazionali, Giacomo Dalla Toffola, presidente de "Il nostro Domani", e anche i rappresentanti della Tonino Bello e i vecchi tesserati del Pc, che con lui condividevano gli aneliti sociali. Infine i musulmani, con i quali Pavanello aveva cercato di organizzare il difficile percorso di integrazione nel tessuto trevigiano. In piedi, in fondo alla cattedrale gremita, c'era pure Abdallah Khezraji, punto di riferimento della comunità magrebina in città. «Era un uomo vero, un prete onesto, una persona sincera» spiega il presidente del circolo Hilal. «Ho conosciuto don Pavanello molti anni fa, quando era a capo della Caritas- aggiunge Khezraji - per noi è stato un punto di riferimento. Oltre ad aiutare moltissimi stranieri bisognosi, ci ha aiutato ad integrarci come comunità nel tessuto sociale trevigiano». Non a caso l'anziano religioso aveva meritato nel 2014 il Totila d'oro per il suo impegno a favore dei poveri ma soprattutto dei disabili, con la schietta battaglia per una legge che ne tutelasse l'avvenire. «I preti e gli imam- continua Khezraij- sono persone che mettono il proprio amore a disposizione del prossimo. Io ringrazio don Pavanello perchè ha saputo essere se stesso mettendosi a disposizione dei più deboli e rendendo la sua vita utile agli altri». (EF)
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