«Ho perso i soldi, non il futuro»

Martedì 26 Luglio 2016
Alla manifestazione della scorsa settimana a Treviso c'era anche lei.
«Si, volevo testimoniare con la mia presenza il caso di molti azionisti di fascia debole. Persone più esposte, che si sono potute difendere meno. E mi hanno davvero colpito l'autorevolezza di don Torta e quella preghiera iniziale, che ha subito fatto piazza pulita del rancore pur nella piena legittimità della protesta».
Come sintetizzerebbe la sua storia?
«Ho subito un gravissimo incidente nel 2001. Mi ha lasciato completamente paralizzato. Dopo l'incidente sono stato beneficiario di una somma di denaro di una certa importanza. Dal 2007 ho iniziato a investire in azioni Venetobanca. Investimenti tranquilli, nessuna speculazione finanziaria, solo la volontà di avere un fondo per una vita che è diventata impegnativa. Ma ho perso tutto».
Cosa rappresentavano per lei i soldi investiti?
«La mia assicurazione sul futuro. La mia vita è diventata molto complicata e onerosa dopo il 2001. Non posso fare nulla in autonomia. Ho due badanti che si turnano e il resto ricade sulla rete familiare. Posso pensare di gravare sui miei per sempre? E poi: se trovassero una cura innovativa e costosa? Io ci spero sempre. Ora non potrei più permettermela»
Perchè ha deciso di investire tanto denaro in azioni Veneto Banca?
«C'era un rapporto fiduciario. La mia famiglia è correntista da decenni, mio figlio lavora in Veneto Banca come cassiere. Quando avevo l'azienda avevo lì il conto, era la banca del territorio. Il funzionario veniva a casa mia due o tre volte al mese, sovente si fermava a pranzo. Non sono uno spericolato, avevo un'attività e ho sempre cercato di valutare i benefici dei miei investimenti. Volevo solo accantonare dei fondi per le cure».
E tuttavia dal 2011 inizia a preoccuparsi.
«Ho pensato fosse meglio differenziare. Inoltre i miei genitori hanno una piccolissima azienda agricola e dovevamo investire nelle infrastrutture. Inizialmente mi è stato possibile disinvestire piccole cifre. Poi, però, i miei referenti hanno cominciato a fare resistenza, accampando scuse diverse, da questioni pendenti da sistemare, ad azioni di verifica della Bce»
Poi cosa avviene?
«Io inizio ad insistere: rivoglio la liquidità, desidero fare altri investimenti. Ma i funzionari rimandano sempre il rimborso, chiedono di aspettare, promettono che a breve la cosa sarebbe stata possibile. Il tempo passa. Finchè non arriviamo al crollo delle azioni e alla perdita di tutti i risparmi».
La vita le ha presentato alcune prove durissime. Difficile non sentirsi schiaffeggiati una seconda volta.
«Difficile, però ce l'ho fatta una volta e ce la farò di nuovo. Non voglio parlare di me per strumentalizzare la mia disabilità, e non dico neppure che noi risparmiatori paraplegici dobbiamo essere privilegiati. Tuttavia per chi ha un handicap come il mio è impossibile rifarsi, produrre reddito, ripartire: quei soldi sono persi per sempre».
Quali sono oggi le sue preoccupazioni?
«Penso a come potrò affrontare le cure in futuro senza gravare totalmente sui miei genitori e poi su mio figlio. Ma penso anche che mi rimangono poche chance di poter provare cure innovative e costose. Io non mi rassegno a pensare che la mia vita non cambierà, credo nella medicina e nella tecnologia. Ma questo tipo di possibilità richiedono molto denaro. Denaro che non ho più».
Lei però guarda sempre al bicchiere mezzo pieno.
«Mentirei però se dicessi che questa storia non mi ha fiaccato e non ha avuto ripercussioni psicologiche: sconforto, rabbia, impotenza sono le sensazioni ricorrenti. Disillusione anche verso persone che credevo mi tutelassero, ma alla fine erano solo ingranaggi di un sistema ben più ampio. Io però non getto certo la spugna ora. Lo dico per me e per gli altri: bisogna reagire».
Cosa pensa di fare?
«Sto verificando la possibilità di intraprendere un'azione legale nei confronti del mio istituto di credito. Ho contattato un avvocato e già chiesto il dossier completo dei titoli e degli investimenti alla mia filiale. Vorrei capire perchè, se i grandi investitori hanno potuto vendere le loro azioni, a me non è stato consentito».
Si sente di dire qualcosa agli altri che hanno subito questo danno?
«Non suicidatevi per le banche, non fate gesti irreparabili. Non è giusto nei confronti delle vostre famiglie. Io non ci ho mai pensato, e resto persuaso giorno dopo giorno che non si debba mai perdere la voglia di lottare e di andare avanti».(((filinie)))

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