Firme false per Genty processo a Lorenzon

Mercoledì 18 Gennaio 2017
Mirco Lorenzon dovrà affrontare un processo per il caso delle firme false a sostengo di Giancarlo Gentilini. Il gup Umberto Donà ha infatti disposto il rinvio a giudizio dell'ex assessore provinciale alla Protezione civile che era finito sul banco degli imputati perché accusato di aver autenticato sottoscrizioni fasulle della lista Treviso ci piace, in occasione delle elezioni amministrative 2013 che vedevano lo sceriffo correre per la poltrona di sindaco contro Giovanni Manildo.
Lorenzon dovrà comparire in aula il prossimo 7 settembre, giorno della prima udienza dibattimentale. La difesa di Lorenzon, rappresentata dall'avvocato Sebastiano Tonon, aveva chiesto e ottenuto in sede di udienza preliminare che una professionista, la grafologa Patrizia Pavan, stabilisse se quell'attestazione sulle liste corrispondesse effettivamente alla firma dell'assessore provinciale. Circostanza che il diretto interessato ha sempre respinto con forza. La perizia, a conti fatti, pare non aver sciolto tutti i dubbi: non sarebbe possibile infatti stabilire con certezza se quelle firme siano state apposte dalla mano di Lorenzon.
L'inchiesta, scaturita da una segnalazione della Prefettura, parla infatti di moduli riempiti con firme ricopiate e validate da un timbro e una sigla apparentemente vergata da Lorenzon, ma che lui stesso disconosce. A quanto pare le firme a sostegno della lista dei giovani sono state raccolte in più moduli: due in un foglio, tre in un altro, cinque in un altro ancora. Però, allegate alla lista poi depositate in tribunale, comparirebbero tutte in un unico modulo. La difesa continua a sostenere che quelle firme, magari per comodità, siano state ricopiate in un unico modulo e poi presentate. Il fatto è che alcuni sostenitori si sarebbero visti ricopiare il proprio nome e cognome più di una volta (e qui nasce il presunto illecito), e in alcuni casi avrebbero pure detto che quella sottoscrizione non sarebbe stata firmata da loro. Cosa che sostiene anche Lorenzon il quale, appunto, nei moduli incriminati non riconosce la propria firma.
«È vero, si va a giudizio ma ribadisco la mia tesi: quella non è la mia firma. Qualcuno ha falsificato e ricopiato tutto e a settembre vedremo cosa viene fuori. Il mio avvocato aveva chiesto l'archiviazione ma non è stato così. Quindi andiamo avanti senza problemi, paura non ho. Di certo tutta questa vicenda è un gran fastidio. Ma alla fine, quando la mia posizione sarà finalmente chiarita, sono pronto a chiedere i danni - attacca l'ex assessore provinciale - Quei moduli sono stati tutti ricopiati e lo hanno ammesso anche quelli che sono andati a raccogliere le firme. Una ragazza, che andava casa per casa, ha confermato di aver raccolto i dati di alcune persone ma poi ha ammesso di non riconoscere né i moduli, né la propria firma. E la stessa cosa dicono anche gli altri. Qualcuno ha ricopiato in un unico modulo quello che, forse, era su più moduli, ha utilizzato i miei timbri e scarabocchiato la mia firma. È un vero pasticcio ma che mi sta dando molto fastidio».

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci