Centinaia di donne a rischio infibulazione

Lunedì 16 Gennaio 2017
TREVISO (mf) La mutilazione genitale femminile è una pratica estremamente pericolosa. In Italia è illegale. Ma questo non ha azzerato le operazioni clandestine. La Marca non è un'isola felice. Solo nel territorio dell'ex Usl di Treviso ci sono 1.700 donne considerate a rischio. Cioè immigrate da paesi dell'Africa dove il fenomeno è ancora diffusissimo. In particolare dall'area sub-sahariana.
L'Usl ha stilato un elenco dei gruppi più vulnerabili incrociando il dato dell'incidenza delle mutilazioni nei paesi di origine con il numero di donne presenti nel trevigiano. In cima alla lista c'è la Guinea, nazione dove pratica tocca vette del 98% che conta 212 donne nel territorio dell'ex Usl 9. Di seguito, il Burkina Faso (352 donne), la Costa d'Avorio (244), la Nigeria (493) e il Senegal (395). Nel conto non sono compresi i richiedenti asilo. L'Usl ha sviluppato un programma di sensibilizzazione, prevenzione e contrasto per tentare di arginare il fenomeno.
«Con l'obiettivo di creare le condizioni per prevenire e quindi evitare che altre bambine e ragazze vengano sottoposte a interventi fortemente lesivi dell'integrità fisica, psichica e sessuale, praticati clandestinamente spiegano dall'unità Infanzia, adolescenza e famiglia da una parte molti nuclei familiari hanno ormai abbandonato il ricorso alle pratiche lesive. Ma dall'altra continuano a essere molte le donne immigrate, e naturalmente gli uomini, nel cui intimo l'accettazione di tali pratiche è ancora vissuta come norma identitaria».
Dopo aver scattato la fotografia dei gruppi più a rischio, l'Usl ha individuato dei referenti per le etnie maggiormente presenti nel trevigiano e, infine, ha organizzato una serie di incontri nei consultori e nei centri territoriali permanenti, coinvolgendo una dozzina di associazioni del territorio. «In particolare sono stati formati medici, ostetriche, operatori e mediatori culturali tira le fila Pierpaolo Faronato, direttore dei servizi socio-sanitari dell'Usl è importante che tutti siano in grado di riconoscere il problema e di saper affrontare al meglio un argomento così delicato».

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