CARBONERA - (gg) «Aveva dormito l'altra sera proprio a casa nostra» dice affranto e con voce rotta dall'emozione Gianni Dionori, fondatore nel 2002 della Scuola italiana sci Tre Cime Misurina, alla quale apparteneva anche Federico. Insomma uno di famiglia.
«Erano due anni -prosegue Dionori- che non partecipava all'attività della scuola, perché troppo impegnato nel suo lavoro di artigiano nella posa di pavimenti». Erano dunque facilmente comprensibili l'entusiasmo e la gioia di rimettere ai piedi gli sci dopo questa forzata parentesi.
«Del resto -ricorda sempre Gianni Dionori- la sua passione per lo sci è stata sempre enorme. Fin da quando a 5 anni cominciò a calzare le due tavole assieme a mio figlio Mauro, per arrivare alle gare, tutte affrontate con grande determinazione e sfociate nel raggiungimento della qualifica di maestro di sci che gli permetteva di trasmettere questa sana pratica sportiva anche ai più giovani».
Dionori non riesce a capacitarsi dell'accaduto: «Non ci sappiamo spiegare cosa sia capitato a Federico. Non ha senso una morte così».
La notizia si è subito diffusa nella Val d'Ansiei e nel mondo dello sci. I compagni lo ricordano come persona amichevole, disponibile, paziente e piena di voglia di vivere forgiata nel mondo dello sport.
© riproduzione riservata
«Erano due anni -prosegue Dionori- che non partecipava all'attività della scuola, perché troppo impegnato nel suo lavoro di artigiano nella posa di pavimenti». Erano dunque facilmente comprensibili l'entusiasmo e la gioia di rimettere ai piedi gli sci dopo questa forzata parentesi.
«Del resto -ricorda sempre Gianni Dionori- la sua passione per lo sci è stata sempre enorme. Fin da quando a 5 anni cominciò a calzare le due tavole assieme a mio figlio Mauro, per arrivare alle gare, tutte affrontate con grande determinazione e sfociate nel raggiungimento della qualifica di maestro di sci che gli permetteva di trasmettere questa sana pratica sportiva anche ai più giovani».
Dionori non riesce a capacitarsi dell'accaduto: «Non ci sappiamo spiegare cosa sia capitato a Federico. Non ha senso una morte così».
La notizia si è subito diffusa nella Val d'Ansiei e nel mondo dello sci. I compagni lo ricordano come persona amichevole, disponibile, paziente e piena di voglia di vivere forgiata nel mondo dello sport.
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