Blocco di due ore: il Cup si ferma

Giovedì 23 Febbraio 2017
Blocco di due ore: il Cup si ferma
Arriva il primo blocco del Cup. Lunedì mattina gli sportelli del centro unico dell'Usl per la prenotazione di visite ed esami resteranno chiusi per due ore. Non è ancora sciopero. Ma poco ci manca. Dalle 8 alle 10, i lavoratori saranno impegnati a borgo Cavalli in un'assemblea che si preannuncia infuocata. Al centro della discussione il rischio che dal primo aprile, con il cambio di gestione, 62 dipendenti a tempo pieno su 197 si ritrovino disoccupati. Praticamente un terzo. Quasi tutte donne. «Il 27 febbraio ci sarà il primo blocco», conferma Marta Casarin (Fp-Cgil). Il giorno seguente il sindacato incontrerà i vertici dell'Usl per cercare di trovare una soluzione. Fino alla fine di marzo sportelli, casse e call center saranno gestiti dal consorzio Cento Orizzonti. Poi tutto passerà nelle mani dell'ati guidata da Anthesys Servizi, la cooperativa sociale che si è aggiudicata l'ultimo appalto. Ma per i sindacati i conti non tornano. Il bando dell'Usl per il Cup, risalente ormai a un paio d'anni fa, è stato fatto all'insegna della spending review. Quello vecchio metteva in conto 6.750 ore di lavoro. Quello nuovo si ferma a 4.378. Cioè 2.372 ore in meno. «E se parliamo di 4.378 ore di servizio, quindi comprensive anche della gestione organizzativa, il conto potrebbe anche salire», sottolinea Casarin. A ciò si aggiunge il fatto che il call center dovrebbe essere spostato a Vicenza. Con questi numeri è impossibile immaginare che il nuovo gestore riassuma tutti i lavoratori attuali.
Cento Orizzonti ha iniziato a spedire le lettere di licenziamento. Atto dovuto, visto il cambio di gestione. A breve Anthesys avvierà le assunzioni. Ma gli esuberi paiono inevitabili. L'ha confermato anche Francesco Benazzi. Dal canto suo, il direttore generale dell'Usl nei prossimi giorni farà di tutto per incrementare le ore da coprire, cercando la sponda della Prefettura per portare avanti la trattativa, così da far calare il numero di persone che rischiano di rimanere disoccupate. Ma non sarà semplice. «Avrebbe almeno potuto evitare di dire ai lavoratori che nessuno avrebbe perso il posto punge Casarin in queste situazioni bisogna ragionare sulla verità».

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